NOCI – Tanti, tantissimi, forse troppi sono i servizi giornalistici che puntualmente esordiscono con la tragica notizia di un’Italia in profonda crisi economica. Debito pubblico, spread e crolli finanziari: la situazione viene dipinta con colori cupi e titolata a caratteri cubitali.
È ansia. È panico. È terrorismo mediatico che perdura già da tempo. Tuttavia, a ben guardare, questa tanto citata crisi sembra non esserci, o se c’è, di fatto, non si vede ad occhio nudo. Sì, perché nei bar ci trovi solo posti in piedi, perché è guerra per accaparrarsi in anteprima il nuovo iPhone, perché nei locali notturni è sfida di tavoli a chi sboccia più bottiglie, perché gli abiti indossati dai comuni mortali sono sempre più costosi e perché anche a tredici anni non le vedi uscire di casa senza i capelli in piega e la ricostruzione delle unghie. I siti di offerta lavoro propongono ininterrottamente mansioni interessanti e stipendi dignitosi tuttavia gli annunci sembrano passare inosservati.
E allora ecco che si torna a dubitare della tanto paventata decadenza, forse creata ad arte in quanto notizia negativa che si sa avere più presa emotiva sul pubblico.
Ad onor del vero va detto che certamente le aziende in fallimento ci sono per davvero, che numerosi esercizi commerciali hanno abbassato le saracinesche e che molti ristoranti hanno cessato la loro attività. Ma non per mancanza di utenza. La rovina è arrivata quando non si è saputi stare al passo con i tempi, quando è sorta la nuova impresa che “ha fatto le scarpe” alla vecchia, quando per apatia, per mancanza di coraggio, per non amore del rischio, non sono stati fatti sforzi per aggiornarsi. Il mondo del lavoro ama l’azzardo ed è cangiante. Vince chi sa adattarsi con temerarietà.