NOCI – Nei giorni scorsi il direttore generale delle biblioteche e istituti culturali presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Rossana Rummo, ha inviato una lettera al monastero della Madonna della Scala di Noci ringraziando i monaci benedettini per il grande lavoro di restauro svolto su alcune opere colpite dall’alluvione del 1966 a Firenze.
Il 4 novembre è una data che i fiorentini non potranno mai dimenticare. L’ondata di maltempo che colpì l’Italia settentrionale non risparmiò la Toscana. La notte tra il 3 e il 4 novembre 1966 l’Arno straripa invadendo la città di Dante. 35 i morti, centinaia i feriti, nascono Gli Angeli del Fango, prima forma di volontariato non istituzionale. L’esondazione non risparmiò neanche le opere d’arte di cui la città può fregiarsi il vanto di esserne strapiena. “Notte da incubo” intitolarono i giornali dell’epoca, molte delle opere soprattutto pergamene e libri (per non contare i quadri) furono in un primo momento definite “irrecuperabili”.
Oggi, a distanza di 50anni da quella notte, molte di quelle opere sfregiate dall’alluvione sono state recuperate. Ai monaci benedettini della Madonna della Scala sono stati affidati alcuni volumi del XVII e XVIII secolo provenienti dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Al laboratorio di restauro dell’abazia nocese l’arduo e delicatissimo compito di restaurarli. “Oggi – scrive la Rummo – grazie alla preparazione, alla perizia e alla capacità tecnica dei restauratori presenti nel Laboratorio, sono ora nuovamente a disposizione degli utenti”. Un buon biglietto di benvenuto per il prossimo padre abate Giustino Pege che si insedierà il 25 marzo prossimo.
Non da meno è la soddisfazione del senatore di Direzione Italia componente della VII Commissione cultura al Senato Piero Liuzzi. «Sono entusiasta del lavoro di sensibilizzazione svolto – scrive Liuzzi in una nota alla stampa – Innanzitutto, sono convinto che l’opera di informazione e di formazione da me svolta presso il MIBACT in merito al riconoscimento ottenuto, trova giustificazione nella doverosa percezione del monumentale lavoro dei monaci restauratori di Noci che altrimenti sarebbe stata consegnata all’oblio. È nella natura del monachesimo la sobrietà, ma contribuire a diffondere la grandezza dell’operato dei benedettini della Scala a favore della cultura mondiale conseguente al difficile recupero dei volumi alluvionati di Firenze significa anche, e soprattutto, contribuire a diffondere nella società contemporanea valori, emblemi ed esempi virtuosi. Spero che le giovani generazioni di Noci guardino con interesse ed emulazione a quei valori facendoli propri. L’attestazione giunge in concomitanza dell’insediamento del nuovo Superiore dell’abbazia. Un segno di benevolenza da parte del sottosegretario Antimo Cesaro che ringrazio per la sensibilità mostrata. Penso che rappresenti il viatico per l’abate Pege a percorrere strade – di certo solide, adeguate ai tempi ed anche nuove – che riaffermino la luminosa storia del cenobio nocese per la crescita spirituale e materiale delle comunità nocese e pugliese».