NOCI – Lo scorso anno si è celebrato il 30° anniversario della morte dell’artista italiano Adolfo Rollo, autore di una cospicua quantità di opere sacre presenti nella Terra di Bari. In tale occasione si è dato avvio alla realizzazione di una mostra fotografica che ha avuto luogo a Bari, ad Alberobello, a Giovinazzo, a Fasano, a Casamassima e che il 24 aprile è stata inaugurata a Noci. Successivamente sarà a Rutigliano e a Conversano. La mostra, dal titolo “Per le ardue vie celesti…”, raccoglie pannelli curati nei testi e nella grafica dall’architetto Carmelo Potì e ciascuno presenta la foto di una delle opere di Rollo, la foto di un dettaglio della stessa e un testo con la descrizione dell’immagine e del suo messaggio. Tra i pannelli esposti si possono osservare: il Crocifisso della Chiesa di Sant’Antonio e della Basilica dei Santi Medici di Alberobello, l’altare del convento dei Frati Cappuccini di Giovinazzo, l’altare a sarcofago dedicato all’Abate Caronte a Noci e molti altri.
In occasione della sua inaugurazione, domenica sera, presso il Chiostro delle Clarisse, è stata mostrata ai nocesi, da una serie di esperti in merito, la sua vita, la sua produzione e l’importanza del suo passaggio nel nostro territorio. A presentare l’iniziativa è il presidente della “Pro Loco” Rocco Colucci, che, dopo i dovuti ringraziamenti all’amministrazione, al Comitato scientifico e ai collaboratori della “Pro Loco”, apre la discussione sull’artista analizzandone la personalità travagliata di un uomo di gran fede che ha speso la sua vita nella realizzazione di opere scultoree (e pittoriche in funzione delle prime) di carattere prevalentemente, ma non esclusivamente, religioso. L’intervento del sindaco Domenico Nisi si pone sulla stessa riga, volto ciò a sottolineare la validità dell’evento che porta con sé il nobile fine di riportare alla luce questo artista. Anche il senatore Piero Liuzzi coglie l’occasione per elogiare Rollo, sottolineando uno dei tratti più singolari della sua produzione, ovvero la capacità di realizzare ex novo alcuni dei materiali utilizzati, grazie alle sue conoscenze chimiche. Accanto alla tecnica, si affianca la ricchezza del contenuto delle sue opere che sembrano insegnare, commenta Liuzzi, che “oltre alla materia, anche a quella materia nuova, c’è sempre una giusta e giustificata ambizione all’infinito”.
Ma è Don Gennaro Galluccio, dell’Abbazia della Madonna della Scala, a delineare un accurato profilo dell’artista di cui Noci ospita la mostra. Ne ricorda i tratti salienti della vicenda biografica, di un uomo dal carattere che lui definisce “spigoloso ma nobile”, nato nel 1898 a Bari e morto a Giovinazzo nel 1985. Racconta all’uditorio della partecipazione di Rollo alla prima guerra mondiale, del successivo periodo vissuto in Brasile, delle vicende nel nord Italia presso l’Abbazia di Praglia e finalmente l’arrivo in meridione, stabilendosi, dapprima e per alcuni anni, in un trullo ad Alberobello. Ne spiega poi il contatto con Noci, che vanta alcune opere di sua produzione: a contattarlo è un abate del monastero nocese che chiede all’artista di realizzare una statua di San Benedetto, statua che, del resto, non verrà mai prodotta in quanto Rollo, spiega don Gennaro, ha una concezione dei santi quasi protestante, mosso dall’idea che si dovrebbe arrivare direttamente a Gesù Cristo. Alla Madonna della Scala non si trattiene in realtà molto, ma qui si possono ad oggi osservare alcune delle sue opere, tra cui un Crocifisso ed una Maternità divina.
A chiudere gli interventi che permettono alla cittadina nocese di scoprire un’artista forse sconosciuto ai più, ma di notevole rilevanza, è lo studioso Angelo Martellotta che esalta la personalità di Rollo sottolineandone i suoi primati. E comincia da un primato singolare: è l’unico italiano che ha due tombe, l’una a Fasano accanto alla madre nella quale avrebbe voluto essere sepolto e l’altra, effettiva, a Giovinazzo. Venendo alla sua produzione artistica Rollo, spiega Martellotta, detiene il primato nel mondo di porte in bronzo, in quanto ne ha realizzate ben dieci. Ed ancora, è autore di tantissimi crocifissi e quello che è ora a Casamassima presenta un corpo di 3 metri ed una croce di ben 8 metri: è il più grande di Italia. Altra particolarità risiede nelle immagini prodotte, ciascuna diversa e quasi nessuna firmata per la sua idea, ricorda Martellotta, che come le opere di Raffaello ben si riconoscono, così si sarebbero riconosciute le sue: quando lo stile è inconfondibile non servono firme. Lo studioso spiega, infine, che il desiderio, e prossimo obiettivo, del Comitato scientifico è quello di raccogliere in un volume tutte le opere di Rollo, sebbene esclusivamente quelle presenti sul territorio pugliese, per chiari motivi logistici, dato l’immenso patrimonio disperso non solo in Italia ma anche in Brasile.
Ciascuna parola spesa, domenica in onore di Rollo, nutre la speranza che la sua produzione possa essere adeguatamente conosciuta e riconosciuta. La mostra, con tal fine, resterà nel nostro paese fino all’8 maggio e si potrà visitare tutti i giorni, dalle ore 18:00 alle ore 21:00.