NOCI – Se immaginiamo che le vecchie generazioni possono passare il testimone a quelle nuove, attraverso un meccanismo di ricambio generazionale, ecco spiegata in soldoni quella che sarebbe una formula innovativa per garantire l’inserimento lavorativo dei giovani, pur mantenendo i lavoratori maturi all’interno della stessa azienda.
Stiamo parlando dell’iniziativa sperimentale chiamata “Staffetta generazionale”, promossa e finanziata dallo Stato, realizzabile quindi con le risorse che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha assegnato alle Regioni e Province autonome con il Decreto Direttoriale n. 807 del 19/10/2012.
L’intervento sperimentale si basa su una formula teoricamente semplice ed efficace, che dovrebbe stimolare l’impresa ad assumere giovani con contratto di apprendistato e/o a tempo indeterminato, a fronte di una conversione del contratto da full-time a part-time dei lavoratori maturi che lavorano nella stessa azienda.
Funziona così:
- il giovane ha la possibilità di essere inserito in un’azienda, in alcuni casi anche della disponibilità a ricevere un’adeguata formazione direttamente dal lavoratore maturo;
- il lavoratore maturo è incentivato ad accettare volontariamente la trasformazione del contratto perché gli è comunque garantito (da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 36 mesi) il versamento integrale dei contributi previdenziali lavorando la metà del tempo; la differenza contributiva che si determina per effetto della trasformazione contrattuale viene colmata con risorse assegnate dal Ministero del Lavoro alle Regioni;
- l’azienda beneficia del ricambio generazionale, a costi minimi.
Come tutti gli eventi, essendo l’Italia un paese di 60 milioni di allenatori, politici e tuttologi, si è aperta una discussione talvolta conflittuale anche sui social network. Per carità, ognuno è libero di dire la sua, ma obiettivamente non sembra questo il caso in cui si vogliono mettere contro due parti, giovani verso maturi. Anche perché l’iniziativa è su base volontaria. Piuttosto c’è da fronteggiare una crisi economica e dell’occupazione che ha colpito tutti, soprattutto i più deboli. Essendosi aggravate le condizioni lavorative dei giovani negli ultimi anni, a causa anche dei blocchi di turnover in azienda che hanno aggravato gli effetti occupazionali della crisi economica, e che hanno visto gli anziani allontanarsi bruscamente l’età della pensione, qualcosa bisognava pur tentare.
Questa soluzione volontaria apre all’invecchiamento attivo, consentano di mantenere il lavoro anche in età avanzata, ma, per quanto possibile, senza incidere negativamente sullo sviluppo dell’occupazione giovanile, che ha ormai carattere di emerga. La Staffetta generazionale, a questo punto, diverrebbe una misura specifica di riequilibrio fra le occasioni di lavoro. Non a caso è stata sperimentata con varie forme in altri paesi e già accennata in Italia nel 1982, dai sindacati chimici alla Montedison di Ferrara nel corso di una ristrutturazione aziendale.
Come sempre sarà il campo a dare il responso, si tratta adesso di divulgare l’iniziativa sostenuta e finanziata dalla Stato, e dare la possibilità di sperimentarla per far ripartire il lavoro. Francamente le aziende che guardano lontano devono prima o poi affrontare il ricambio generazionale, con questa soluzione vengono mantenute in azienda le competenze dei lavoratori maturi ed il passaggio è graduale. Occorre considerare che la disoccupazione giovanile in Italia ha carattere strutturale e non possiamo sperare in una ripresa economica che risolva tutto, qualcosa bisogna pur tentare. Quindi bando alle polemiche per una volta e cogliamo le opportunità.