NOCI – Di positivo c’è che il paese è rimasto ordinato e “pulito”, abbiamo speso meno soldi pubblici degli altri anni, diverse attività commerciali hanno accolto quei turisti accorsi per Bacco 2018. Ci siamo risparmiati anche le scene di qualche capetto che dà le “direttive” alle attività commerciali. Ecco, ironicamente, sotto questi profili il bilancio di Bacco 2018 è stato positivo.

Forse Noci deve cominciare a smetterla di piangersi addosso se è incapace di prendere in mano un evento vetrina di portata nazionale. Del mancato Bacco sono tutti responsabili: cittadinanza, commercianti e politica. Peraltro hanno lasciato per troppi anni tutto in mano al patron della Sagra, Piero Liuzzi, come ha lasciato evincere lui stesso con una lunga intervista rilasciata a FAX. Per anni la politica con la mano sinistra finanziava la Sagra con fondi pubblici e la mano destra di Acuto si impossessava (ricordiamo che ha persino diffidato a non usare il nome) gestiva la Sagra, facendo propri i ricavi. Facile fare eventi così! Quando un paese è così miope ed indolente da lasciare in mano ad uno solo l’evento vetrina, il rischio è che al primo intoppo tutto salta. E l’intoppo c’è stato sicuramente, dopo l’evento 2017. Qualcosa è andato storto e prima o poi verrà a galla tutta la verità. Perché più di qualcuno è convinto che sul mancato Bacco c’è dell’altro sotto.
Ma le responsabilità di Noci sono anche altre, oltre l’incapacità di fare propria la sagra. A Noci sta mancando visione e capacità strutturale di definire un calendario annuale di eventi, al fine di capitalizzare il flusso turistico del territorio. A differenza nostra, lo hanno capito bene i paesi limitrofi che sempre di più pullulano di sagre ed eventi, attirando così turisti e cittadini limitrofi. Noci manca di una Brand Identity. Quello che era stata Noci non lo è più, quello che sarà non è scritto da nessuna parte, quella che è si può rintracciare nella mollezza del tessuto produttivo a reagire ad una stagnazione che si distende nel tempo, a far data dal crollo dei grandi gruppi imprenditoriali locali. È finita la grande stagione della politica e del cemento. Cosa resta?
La precarietà, la comunicazione social, la polverizzazione dei valori non ci aiutano a trovare identità, manca l’orgoglio e la motivazione a scrivere una nuova pagina di storia locale. Né ci aiutano certi personaggi, nuovi e vecchi.
Bacco è stato per Noci uno specchietto per le allodole, un evento certamente utile di cui vantarsi, ma con un grande vuoto di visione turistica e commerciale intorno, per 363 giorni l’anno. Adesso senza Bacco il vuoto è assordante, il centro storico sta inesorabilmente vivendo la sua agonia , mentre tutto intorno a noi ribolle, reagisce e cresce. A Noci servirebbe una risposta dal basso, che tarda ad arrivare e che forse mai arriverà, questione di DNA! E allora aspettiamo nuova manna dal cielo.