NOCI – Nella serata dello scorso mercoledì 28 giugno ha avuto luogo il secondo appuntamento dell’iniziativa “Ero forestiero e mi avete ospitato”, promossa dalle tre comunità parrocchiali nocesi, coadiuvate dal Centro di Ascolto cittadino e dagli educatori e volontari del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) “La nuova dimora”.
Ad accogliere i presenti presso piazza Plebiscito, sul sagrato della chiesa matrice, è stato don Peppino Cito, che si è occupato di porre delle domande a uno degli ospiti della serata, Luciano Toriello, ideatore e realizzatore di un lungometraggio intitolato “Leviteaccanto”, un lavoro nato nel 2014 dall’idea di scoprire cosa si celasse dietro gli sguardi persi nel vuoto di quelle persone che, a Foggia ogni giorno, salgono sulla circolare riservata a soli extracomunitari per dirigersi al CARA (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), situato a Borgo Mezzanone, sulla pista di un ex aeroporto militare, dove vivono circa 1000 migranti in attesa di ricongiungersi alle proprie famiglie o di spostarsi dove vi sono maggiori possibilità lavorative.
«“Leviteaccanto” nasce da problemi così simili che non ce ne rendiamo conto» ha raccontato Luciano Toriello. Infatti, le tematiche da lui affrontate nel lungometraggio non sono affatto nuove, come il peso dei matrimoni combinati e le difficoltà delle donne sole, in attesa e già con figli, costrette a vivere in condizioni igienico-sanitarie e psicologiche precarie.
Inoltre, Livia Cantore coordinatrice del progetto SPRAR, finalizzato a seguire i singoli soggetti accolti grazie all’aiuto di educatori e volontari che li aiutano a rapportarsi con il territorio, ha presentato alcuni beneficiari del progetto, in gran parte giovani, che con tanta emozione e un po’ di difficoltà nel parlare l’italiano, hanno raccontato le loro storie e le loro impressioni dell’Italia. Tra loro, oltre ragazzi in cerca di lavoro, vi erano anche un ragazzo di 17 anni felice di aver intrapreso gli studi, e un bambino di 7, che con il suo sorriso, la sua spensieratezza e l’entusiasmo visto nei suoi occhi, ha manifestato la felicità che prova di trovarsi in Italia.
«Il desiderio di tutti i nostri beneficiari è quello di poter avere la serenità di ricominciare in un posto nuovo, in una comunità con cittadini che li possano conoscere e frequentare, e che possano avere con loro confronti di socialità poiché rappresenta una fase importante della vita» ha affermato Livia Cantore.
Infine, al termine della proiezione del lungometraggio, i presenti hanno potuto porre domande e curiosità al Toriello, che ha concluso dicendo: «È il punto di vista che ci manca, non pensate che l’altro sia sempre un nemico perché la prima integrazione è l’ascolto». E a tal proposito, don Peppino ha salutato il pubblico affermando: «L’attenzione di Luciano nell’ascoltare queste vite mi ha colpito molto perché la prima accoglienza è saper ascoltare. Ci auguriamo di esprimere il sentimento che le esperienze si moltiplichino e che si accolgano i bisogni e i sogni degli immigrati».