NOCI – «Sarei più cauto, nei panni di Franceschini, nel tracciare il rendiconto della riforma dei musei statali varata un anno fa che, nella ratio, avrebbe dovuto portare alla sostanziale autonomia del sistema museale italiano, ma che ancora oggi mostra l’assoluta dipendenza dai fondi pubblici senza i quali le belle speranze sono destinate a morire». Lo afferma Piero Liuzzi, capogruppo Conservatori e Riformisti nella commissione cultura del Senato. «Temo che l’auspicata apertura al mercato, sebbene necessaria – spiega Liuzzi – non abbia conseguito risultati apprezzabili» .
«Il ministro – continua – a fronte dell’inderogabile esigenza di modernizzare l’intera rete nazionale dei musei, delle pinacoteche e delle aree archeologiche più importanti del Paese, nel 2015 propose ed ottenne il cambio radicale del management dicendo al Parlamento che i direttori assunti tramite la selezione per titoli avrebbero rilanciato il turismo culturale anche con il ricorso al fundraising ed al crowdfunding».
«Pertanto, sarebbe utile far conoscere al Parlamento – conclude il senatore pugliese – i risultati, seppure minimi, delle attività di autonoma ricerca del sostegno all’operatività dei contenitori culturali governati dai direttori/manager allo scopo di valutarne l’operato ed adottando decisioni consequenziali».