NOCI – Ha fatto un certo effetto, il 12 gennaio scorso, la scarcerazione del boss Savino Parisi, detto “Savinuccio”, salutato da uno spettacolo pirotecnico a Bari. Il boss di Japigia, pluripregiudicato, inserito nell’operazione Domino del 2012 che ha portato all’arresto di diversi esponenti del clan mafioso barese che da lui prende il nome, viene salutato in città da festeggiamenti, mentre Michele Emiliano, ex magistrato e oggi presidente della Regione Puglia, scrive il suo disappunto. Secondo la Corte d’Appello di Bari Parisi non ha commesso la tentata estorsione, svoltasi tra il 2007 e il 2008, ai danni di un imprenditore. Ma Parisi non è l’unico capoclan della mafia pugliese. In capitanata è la “società foggiana” a dettare legge (soprattutto attraverso lupara bianca), nel Salento ci sono ancora residui della “sacra corona unita” che ora si è evoluta nella “sacra corona libera”, mentre nel tarantino sono diverse le famiglie che si contendono il controllo della provincia soprattutto per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Nella provincia di Bari i sodalizi criminali sono molti e sono ben radicati anche in città molto lontane dal capoluogo (immagine in basso). Anche nella vicina Putignano ce n’è stato uno sgominato dai carabinieri nel 2010 con l’operazione Barracuda (in quell’occasione furono arrestati anche due nocesi) che trovava in Domenico Pesce il suo vertice.
(fonte: Direzione Investigativa Antimafia 2014)
Ma non si può assolutamente dire che la mafia pugliese, in tutte le sue sfaccettature si stata debellata. Ne ha contezza l’avv. Michele Rapanà che giovedì pomeriggio sarà chiamato a moderare l’incontro promosso dall’APA e dall’ordine degli avvocati dal titolo: “Lotta alle mafie – giustizia, impresa, istituzioni e società: uniti si vince”, che si terrà a Palazzo di Giustizia alla presenza del procuratore della repubblica di Bari Giuseppe Volpe. «Il nostro è un incontro aperto a tutti – riferisce l’avvocato nocese d’adozione – pensiamo che attraverso il contributo di tutti si possa svolgere una riflessione seria su di una tematica che è un po’ come un tumore della società moderna: questi va a incedere profondamente sugli organi vitali su cui se non si agisce tempestivamente può generare una metastasi che porta alla morte. Nel nostro incontro – continua Rapanà – vogliamo individuare quegli aspetti in cui la mafia va ad incidere». In effetti le diverse organizzazioni mafiose adottano sistemi diversi per “farsi sentire”. Nelle province di Bari e Foggia, ad esempio, è molto diffusa l’estorsione a danno di attività economiche e del settore edile. Non a caso sarà presente anche Gaetano Grasso, presidente dell’associazione antiracket. «La mafia è un atteggiamento che si basa sul mancato rispetto delle regole e della legalità – chiude Rapanà – recando un danno assoluto alla società in cui ci troviamo a operare».