NOCI – Da consulente aziendale che si occupa di comunicazione, mi ha molto incuriosito un dato: il 4 marzo 2018 l’interesse suscitato sul web da Matteo Salvini era secondo, di poco, a Luigi di Maio e a ridosso c’era Matteo Renzi. Al 19 di Agosto Matteo Salvini è sei volte superiore a Di Maio e Renzi. Perché?
Comunicazione, presenza e pertinenza direi. Credo che queste tre parole spieghino l’esito di un Salvini sulla cresta dell’onda mediatica. Oltre ad essere presenti sui canali di comunicazione, per surclassare tutti, serve la pertinenza. Cioè? Avere coerenza con un tema dominante, un bisogno collettivo sotteso, una narrazione che piaccia al pubblico. Ad esempio, perché si parla tanto di Ronaldo? Semplice, nell’ambito calcistico è visto come un eroe che potrebbe portare la Juventus finalmente al vincere la sfida e conquistare la Champions League. E Matteo Salvini? Lui mette in scena quotidianamente una narrazione capace di attivare emozionalmente ed atavicamente una figura che tutti conosciamo, il Guerriero. Un guerriero, peraltro, in questo momento vincente sia su altre figure narrative di tipo diverso, sia su guerrieri “spuntati” come la Meloni e Casapound. Ma come ha fatto? In tre modi:
- Si è avvantaggiato di un contesto a lui favorevole, fatto di convinzioni collettive, quali il popolo “ignorato dalle istituzioni”, “governato da una classe politica corrotta ed egoista”, “invaso dagli immigrati”.
- Eredita un partito, la Lega, che ha sempre comunicato le qualità del guerriero, basta vedere il logo. La lega si è sempre distinta nel proclamarsi il baluardo della difesa dal nemico esterno. Una volta erano i meridionali (se Roma era ladrona, figurarsi più giù), adesso si è spostata ancora più a Sud. Tutte le esibizioni dal “ce l’ho duro” alle ruspe, al vestirsi con mimetiche militari fino all’inneggiare alla legittima difese (la legittima violenza sul malfattore) sono solo alcuni degli esempi di un profilo guerriero che arriva da lontano.
- Il resto lo fa Salvini in prima persona, comunicando sui social in maniera costantemente aggressiva e sopra le righe. Salvini ad ogni sua uscita attiva nella popolazione l’ammirazione per la figura del guerriero che combatte per noi, quindi ci rassicura, contro il nemico, sia esso l’immigrato visto come un invasore che proviene da sud, sia i poteri forti dell’Europa (Germania e Francia in primis) che ci tolgono sovranità da nord. Siamo assediati.
Su un piano fermamente razionale sappiamo perfettamente tutte le contraddizioni storiche del personaggio e l’inconsistenza o l’esagerazione di alcuni temi, ma noi viviamo di emozioni e di narrazioni. Ai bambini si raccontano le favolette per farli addormentare, agli adulti si offrono i post di Salvini.
Tanto è forte in noi, in questo momento storico, il bisogno di un guerriero eroe che a nulla valgono le accuse di fascismo o xenofobia che qualche nostalgico comunista, e non solo, muove a Salvini. Al contrario, rafforzano la coerenza del personaggio che è qui per combattere il nemico con ferocia, velocità ed efficacia. Se notate nessuno chiede a Salvini, un Ministro della Repubblica, perché non usa la cravatta, veste in modo informale? Perché le sue uscite talvolta rozze, prive di sentimento, compassione, piuttosto spregiudicate, gli portano addirittura consenso?
Finché Matteo Salvini continuerà ad interpretare il personaggio duro e spregiudicato nell’affrontare il nemico, che mai indietreggia, neppure davanti una parziale sconfitta (far scendere i profughi dalla nave), lui sarà saldamente in sella e pronto a ricevere consensi guadagnati sulla via della coerenza alla narrazione da lui recitata.
Comunicativamente sarà forse pure tutta una recita, ma noi abbiamo bisogno di questa narrazione, il contesto fallimentare determinato dalle precedenti classi politiche ci fa dimenticare chi siamo, quali sono i nostri valori e siamo assolutamente assorbiti dalla narrazione del personaggio Salvini, esattamente come facciamo davanti ad un film che ci coinvolge, in cui ci identifichiamo o aspiriamo ad uno dei personaggi. In quel momento siamo sospesi dalla realtà. Ci esaltiamo per cose irreali, che vivono nella nostra fantasia, fantasia che dà forma alla realtà.
Funziona così, sempre.