NOCI – Dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni che hanno visto Noci protagonista di scritte sessiste contro le donne, riportate in un italiano, a stento comprensibile, su alcuni manifesti inerenti questa tematica, l’Amministrazione Comunale ha voluto approfondire il tema della violenza di genere con un incontro di confronto e riflessione svoltosi lo scorso 23 ottobre presso il Chiostro delle Clarisse, dal titolo “#MeToo: SOS Diversità di Genere”, ispirato ad un hashtag lanciato sui social da un’attrice dopo il recente scandalo che ha interessato il mondo dello spettacolo.
A prendere parte alla tavola rotonda, moderata dall’eccellente giornalista Annamaria Minunno, sono stati numerosi esponenti nocesi e non, sia donne che uomini, da sempre vicini a quest’importante tematica e per questo desiderosi di esprimere il proprio pensiero al riguardo.
In rappresentanza dell’Amministrazione Comunale sono intervenuti il sindaco Domenico Nisi e l’assessore Lorita Tinelli. Quest’ultima, da esperta psicologa e criminologa, ha sostenuto: «ultimamente la violenza serpeggia nel nostro linguaggio ed è importante fermarsi un attimo a riflettere sul peso che le parole hanno su chi le legge. Probabilmente modificando il nostro approccio, partendo magari dalle scuole, potremmo superare quei pregiudizi insiti nella società odierna».
A tal proposito, la senatrice Angela D’Onghia ha affermato: «La scuola ha il compito di educare al rispetto dell’altro. A Noci non manca la cultura, forse quello che inizia a mancare è l’educazione. Quello della violenza è un problema sociale».
Leggermente differente è stata la visione di Stefano Verdiani, referente dell’associazione nocese Presidi del Libro organizzatrice degli incontri pubblicizzati dai manifesti pasticciati, il quale, ancora disgustato dall’accaduto e incredulo che nessuno abbia visto l’artefice delle scritte, ha sostenuto che l’educazione dovrebbe cominciare innanzitutto dalle famiglie, esordendo con una significativa frase: «Se vuoi essere rispettato impara a rispettare».
Presente all’incontro anche Daniela Ciriello, co-autrice con Antonella Caprio di “Un granello di colpa”, il libro protagonista del manifesto vittima delle scritte sessiste, accompagnata dall’editore Leonardo Palmisano che ha evidenziato la barbaria di quest’epoca. Nel libro le due autrici raccontano e testimoniano moltissime storie a lieto fine di donne vittime di violenza, affinché possano essere d’aiuto a molte donne, risvegliando le loro coscienze attraverso un percorso educativo. Dall’esigenza di dar voce a queste donne è nato il progetto “Donna O”, in cui O sta per oggetto.
A conclusione della serata è intervenuta anche la presidente dell’associazione nocese Darf Mariarosaria Lippolis, che raccontando la storia dell’associazione, nata inizialmente come prettamente femminile al fine di offrire la possibilità a giovani donne professioniste di affermare il proprio ruolo sociale, e successivamente aperta anche agli uomini per coltivare insieme, attraverso la cultura, una realtà sociale, ha affermato: «La violenza di genere, ossia la prevalenza di un sesso sull’altro, si è evoluta nel tempo assumendo varie forme. Quella sulle donne è stata riconosciuta tardivamente e non c’è nessuna differenza tra la violenza che avviene tra le mura domestiche e quella effettuata da un estraneo o in un contesto lavorativo».
Inoltre, un incoraggiamento è stato fornito da Angela Lacitignola in rappresentanza del Centro Antiviolenza Andromeda, che ha sede a Noci ma opera anche nei paesi limitrofi aiutando donne vittime di violenze e sensibilizzando la cittadinanza a questo tema. Infatti, ella ha sostenuto: «Abbiamo avuto il coraggio di trasformare un evento negativo in un’occasione positiva di confronto e di crescita. La violenza fa paura perché non si nomina quindi il merito va a chi ha avuto il coraggio di guardare e di nominare. È un atto che va denunciato come ogni forma di violenza, ma chiedo a tutti che sia data la stessa rilevanza ad ogni atto di violenza. Il cambiamento culturale deve partire dagli uomini. Auspichiamo che i nostri laboratori di genere siano obbligatori nelle scuole affinché tutti possano essere sensibilizzati ed educati a questa tematica».