NOCI – Il giovane e talentuoso nocese Vittorio Goffredo ha debuttato lo scorso sabato 1° ottobre, presso il teatro Gabrieli, con il suo primo spettacolo teatrale scritto ed interpretato esclusivamente da lui, dal titolo “Mi chiamo Albert”, ispirato al film premio Oscar “Il discorso del re” incentrato sui problemi di balbuzie del re britannico Giorgio VI e al rapporto con il suo logopedista Lionel Logue.
Il vent’enne, dopo una carriera artistica di cinque anni, durante la quale ha perfezionato ed accresciuto il talento e la passione per il teatro con l’insegnante Silvia Mastrangelo presso le scuole “Studio Danza” e “Technè”, e presso la compagnia “Act teatro”, ha deciso di realizzare i propri sogni in città più grandi. Infatti, a LeggiNoci.it ha raccontato: «Questo spettacolo è stato un po’ un arrivederci prima di prendermi un momento di pausa. “Mi chiamo Albert” parte da un’esigenza personale di fare un piccolo salto nell’ambiente teatrale, perché da un po’ di tempo non riuscivo più a trovare molte strade con i testi degli altri per questo mi sono messo in gioco scrivendo io un testo teatrale. La creazione è lo sblocco dell’anima poiché capisci che sei solo con il pubblico e se sbagli devi trovare da solo il modo di andare avanti».
Il riscontro del pubblico è stato molto positivo, nonostante lo spettacolo non fosse molto semplice da comprendere, come esplicato dall’autore stesso. «Per un saggio di danza mi è stato chiesto di interpretare un personaggio che mi comunicasse qualcosa e che non c’era più. In quel periodo mi capitò involontariamente di guardare “Il discorso del re” e rimasi affascinato da questo personaggio balbuziente poiché penso che non tutti si chiedano se la vita di un ricco non sia poi tutta rose e fiori come si crede. Questo è stato uno degli scopi di questa rappresentazione. Così, dopo aver interpretato Giorgio VI, ho scritto monologhi per conoscerlo meglio e studiarlo, poi riadattando quello che avevo scritto è nato questo spettacolo» ha rivelato Vittorio Goffredo, aggiungendo: «Il collegamento tra Vittorio e questo spettacolo l’ho trovato quattro giorni fa guardandolo nell’insieme. Da Albert prendo l’incapacità di trovare il coraggio davanti la gente, di farsi rispettare affrontando, il suo terrore balbettando, poiché anche io ho difficoltà nel non farmi mettere i piedi in testa, forse per amore di quello che faccio, ma come lui, che nonostante queste difficoltà è diventato il più grande re d’Inghilterra, anch’io spero di toccare un giorno diversi apici».
Vittorio è l’esempio di un vero artista, che spinto dall’amore e dal rispetto per il suo lavoro, mette tutto se stesso nelle sue interpretazioni, diventando un tutt’uno con il personaggio e regalando al pubblico un’emozione unica. «Ci sono voluti circa quattro mesi per realizzare lo spettacolo a causa della difficoltà nel trovare i collegamenti, perché quando sei da solo con due sedie e devi far capire chi sono queste due sedie, la gente si focalizza solo su di te. È stato un po’ complicato interpretare più personaggi da solo ma se quei personaggi provengono da dentro diventa più facile. All’inizio c’era il desiderio di coinvolgere altri attori ma poi mi son detto: “se questa dev’essere una sfida, che sia una sfida fino alla fine”».