Mons. Padovano celebra l’ultima messa per Noci: “La croce è il segno dell’amore di Dio per noi”

NOCI – Lo scorso 15 marzo si è celebrata per Noci l’ultima messa da vescovo di S.E. Mons. Domenico Padovano, prima di concludere il suo mandato che lo vedrà sostituito dal nuovo vescovo della diocesi Conversano – Monopoli, il Rev.do Mons. Giuseppe Favale. A fare da cornice alla celebrazione in occasione del ventennale della Processione dei Misteri è stata la chiesa di Santa Chiara dove le statue hanno reso il posto ai tanti fedeli che sono accorsi numerosi per poter ascoltare per l’ultima volta le parole di Mons. Padovano che da 29 anni ricopre la carica di vescovo nella diocesi di cui anche Noci appartiene.

Tema principale della celebrazione è stato il crocifisso. «La croce è il segno dell’amore di Dio per noi. La croce è il libro dove è scritto l’amore di Dio per noi. Perciò la croce di Cristo diventa segno. Segno e invito. Invito all’amore estremo. Accanto ad ogni altare ci deve essere la croce. Bisogna che il figlio dell’uomo sia innalzato sulla croce perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio ha scelto di salvare gli uomini con la stoltezza della croce. Ecco che cos’è la croce vista dalla parte di Dio. È mistero di amore. È mistero di salvezza. Ecco la croce, l’albero della vita le cui foglie guariscono i popoli».

E ci si è soffermati anche sul simbolo attuale della croce. «La troviamo sui campanili, nelle case, sulle tombe, nelle alule si scuola. Ovunque ci sia un credente. Ma oggi rischia di essere spazzata via dal laicismo interrante. C’è chi vuole togliere la croce dai locali pubblici, c’è chi la strumentalizza alla moda consumistica. Vediamo la croce appesa all’orecchino o al piercing legato all’ombelico. La croce ci dice che Cristo non ci ha amato per scherzo. E anche se tutti i crocifissi del mondo fossero distrutti, noi non ne faremmo un dramma. Avremmo altri crocifissi a cui guardare. I poveri, i vecchi, gli sfruttati, gli handicappati, i drogati, i profughi. Cristo in croce, crocifisso, non esiste più. Cristo è stato in croce soltanto poche ore. Ora è risorto. Ora esiste il crocifisso risorto. Quello che noi incontriamo nella preghiera, quello che si fa presente sull’altare è il Gristo glorioso. Non lo dimentichiamo questo. Eppure vedete qui sta il mistero. Cristo è ancora tra noi, crocifisso. E ci resterà per sempre. Ci sarà sempre un crocifisso, cioè un essere che soffre, fino alla fine del mondo. Basta vedere cosa c’è negli ospedali, nelle carceri, negli ospizi, nei manicomi, nei campi per profughi, sui barconi che arrivano sulle nostre coste. Quanti crocifissi. Quante croci. Perciò occhi aperti. Attenti al crocifisso. Forse ci è accanto, in casa e non ce ne accorgiamo. È il malato, è l’anziano, è il solo, è il depresso, è il diverso, è il disoccupato, è il rifugiato, è il profugo. Come eucarestia che celebriamo, entriamo ora in comunione con il Cristo crocifisso risorto, che vive nella gloria del padre. Ma con il suo corpo dolorante, vivente ancora quaggiù. Accogliamo con fede tutti e due. Cristo che è nella gloria del padre, Cristo che è nel corpo dolorante vivente in mezzo a questi nostri fratelli».

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A conclusione della messa, don Peppino Cito ha colto l’occasione «come propizia e opportuna per esprimere a nome del comitato della Processione dei Misteri, ma anche dei fedeli di Noci, il nostro “grazie” per tutte le volte che lungo questo ministero di pastore è venuto pazientemente e fraternamente a visitarci. Non si possono contare le volte che, o per le cresime, oppure per le feste patronali, oppure come appunto in questa circostanza, per prepararci alla Settimana Santa. Insieme al ringraziamento unisco l’augurio di un fecondo apostolato anche dopo che avrà lasciato il ministero diretto di pastore di questa diocesi. Auguri perché continui a seminare abbondantemente come ha fatto in tutto questo lungo percorso insieme a noi».

Inoltre, Don Peppino, ha ricordato a tutti che giovedì prossimo, il giovedì Santo, ci sarà anche da Noci un pullman per le persone che la mattina vogliono assistere alla messa degli “oli santi”, che sarà anche l’occasione per il vescovo Padovano di salutare tutta la chiesa diocesana.

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