ROMA – “L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro”. Recita così una tra le sue infinite perle di saggezza che profuma di insegnamento. Quell’insegnamento valido oltre il tempo ed oltre lo spazio. Quell’insegnamento che costringe alla riflessione e obbliga ad un continuo esame di coscienza.
Zygmunt Bauman, nato il 19 novembre del 1925 a Poznan, ci lascia così a 91 anni, tristi per aver perso un filosofo e sociologo di quelli che è difficile trovare ma felici per aver conosciuto la sua ricchezza interiore concretizzata in opere destinate l’immortalità. Una vita non facile quella dell’intellettuale britannico, costantemente combattuta tra un’origine ebraica da difendere ed una scomoda militanza comunista. Eppure, nelle perenni difficoltà incontrate, la sua mano fremeva inesorabilmente sul foglio e la penna, impugnata con ardore e desiderio, sapientemente comunicava ed interpretava il mondo in una semplicità inaudita.
Amore, industria, stratificazione sociale, migrazione, mercificazione. Questi i temi a lui più cari. Insegnante a Leeds, in Inghilterra, fino al suo ultimo respiro, è stato anche il teorico della “società liquida”: la realtà politica e sociale contemporanea è sfuggente quanto inafferrabile poiché completamente modificata dalla globalizzazione, dal consumismo e dalle nuove ideologie. Pertanto la società attuale ha spazzato via categorie, concetti e contenuti del secolo scorso ed a pagarne è l’individuo che risulta piegato all’omologazione come protezione dall’incertezza. Numerosi i riconoscimenti per il filosofo negli anni: dal Premio europeo Amalfi per la sociologia e le scienze sociali nel 1989 al Premio Theodor Adorno della città di Francoforte nel 1998, dal Premio Principe delle Asturie (in comunicazione e discipline umanistiche) nel 2010 alla Laurea ad honorem in lingue moderne, letterature e traduzione letteraria dall’Università degli Studi del Salento nel 2015. Viene a mancare uno studioso di notevole spessore. Viene a mancare un grande uomo.