NOCI – 4300km in sella alla propria bici senza alcun supporto, 10 nazioni da attraversare, nessun tempo limite, ma una meta da raggiungere: Capo Nord. Questa è la NorthCape4000, che quest’anno ha visto più di 130 bikers in partenza lo scorso 27 luglio, provenienti da 30 stati differenti.
Tra loro il nocese Natale Gentile, ingegnere classe ’81, con la passione per le due ruote che lo ha spinto a vivere quest’avventura spettacolare. Un viaggio in solitaria attraverso i luoghi, i paesaggi, i cambiamenti climatici, le abitudini alimentari, con la strada che corre sotto i piedi, chilometro dopo chilometro, giorno dopo giorno. Tra bellezze naturali e fatica fisica, riviviamo tale esperienza attraverso l’accurato racconto che ci fornisce entusiasta Gentile.
In termini di numeri: quanto tempo ha impiegato e qual è la media dei chilometri giornalieri percorsi?
Per concludere la NorthCape4000 ho impiegato 15 giorni e 13 ore, considerando che abbiamo preso 3 traghetti che hanno portato via parecchio tempo. Come media giornaliera percorrevo circa 300km al giorno, qualche giorno più qualche giorno meno anche a seconda del dislivello che mi trovavo ad affrontare ed ai paesi in cui potevo trovare rifugio per la notte.
In termini di emozioni: qual è stato il momento più emozionante?
I momenti emozionanti sono stati molteplici, dallo scalare il colle del San Bernardo (prima volta per me), al raggiungimento dei vari check point, alla sfida personale di riuscire a prendere il traghetto per Oslo con un giorno di anticipo rispetto alla tabella di marcia preposta, ai balletti delle renne in strada in Svezia, alle isole Lofoten il paradiso più bello capitato davanti ai miei occhi, mare e montagna, colline e laghi, fiori e alberi rigogliosi, casette e porti pittoreschi. Sicuramente la scalata dell’ultimo fiordo che porta poi all’ingresso del gate di Capo Nord non la dimenticherò mai, ho spinto sui pedali come una cronoscalata, l’energia positiva mi attraversava e scaricava potenza nelle gambe che non sentivano più fatica. Ho telefonato a casa e a tanti amici durante la scalata per informarli che ormai mi mancava qualche chilometro e per condividere la mia gioia prima del traguardo.
Quale, invece, il momento più duro?
Anche i momenti duri sono stati tanti, molte volte la strada diventava noiosa, restare da solo per tanto tempo e tanti giorni a volte risultava pesante, vari imprevisti e problematiche generavano paure che andavano gestite. Ma se devo ricordare un giorno molto difficoltoso è sicuramente stato il secondo giorno dove ho dovuto affrontare circa 10 ore di pedalata sotto una pioggia battente e vento contrario. È stato un bel banco di prova, è stato anche l’avvertimento che quell’avventura non sarebbe stata così semplice come poteva sembrare sulla carta e che quando sei in bici da solo e nessuno può aiutarti devi imparare a gestire ogni situazione e continuare ad andare avanti senza mai pensare di ritirarti. È stato un giorno di crescita che mi ha portato a raggiungere il primo gate di Strasburgo sotto un tramonto e una schiarita speranzosa di un miglior tempo nei giorni seguenti.
Quali sono state le nazioni attraversate e come ha gestito il cambio di temperature?
Le nazioni sono state in sequenza: Italia, Svizzera, Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia. Ogni nazione ha la sua cultura e le sue abitudini. Non è stato solo il clima l’unica variabile da gestire, ma anche la differenza di abitudini alimentari, orari dei negozi per i rifornimenti, ore di luce durante la giornata (in Norvegia non ho mai visto la notte). Per il clima mi sono allenato molto questo inverno a gestire il freddo con un abbigliamento molto leggero. Personalmente soffro più il caldo che il freddo quindi anche per una questione di peso ho portato un abbigliamento estivo con aggiunta di gambali e manicotti per gestire le temperatura più rigide. Eventualmente non fossero bastati, avrei utilizzato l’abbigliamento antipioggia come schermo dal freddo e come generatore di calore me stesso alzando la frequenza cardiaca durante la marcia.
Giustamente anche le abitudini alimentari sono importanti, come ha gestito l’alimentazione in questi più di 4.300 km e 10 nazioni differenti?
Personalmente come stile alimentare seguo la dieta Mozzi da circa un anno e mi sono allenato molto per riuscire a restare allineato a questo stile alimentare nelle mie uscite di allenamento precedenti alla NorthCape4000. Mi sono informato prima della partenza su dove trovare gli alimenti più adatti a me ed eventualmente anche come cucinarli e conservarli. Ad oggi posso dire con certezza che lo stile alimentare Mozzi mi ha dato una marcia in più in termini di energia spendibile sui pedali, concentrazione mentale e abbassamento dei tempi di recupero muscolare. Sono molto soddisfatto di essere riuscito a mantenere al meglio questo stile alimentare. Sicuramente devo affermare che è stato un po’ impegnativo in termini di tempo; perché trovare gli alimenti più corretti per me mi ha occupato qualche ora in più rispetto agli altri concorrenti però posso dire che è stato un ottimo investimento per il mio benessere fisico durante e anche dopo questa avventura.
Come si è preparato a questo tipo di avventura?
A tutti coloro a cui a Gennaio ho detto di essermi iscritto alla NorthCape4000 mi hanno dato del pazzo dicendomi che ci sarebbero voluti almeno 2 anni per prepararla, considerando che sono un novellino nel mondo del ciclismo e ho comprato la mia prima bici da corsa soltanto il 2 gennaio 2019. Ho fatto tutto da autodidatta studiando e appassionandomi ma soprattutto osando e ascoltando come il mio fisico reagiva agli allenamenti sempre più intensi e sempre più duri. Ho fatto test di diverso tipo sia per l’abbigliamento sia per la bici sia per la tenuta fisica. Non mi sono risparmiato, ho pedalato nei giorni di forte vento, sotto acqua battente, sotto il sole cocente, per due giorni consecutivi senza fermarmi e senza dormire. Ho organizzato il mio primo viaggio in bici in solitaria percorrendo 1.200km da Modena a Noci durante le vacanza di Pasqua e non ho mai smesso di crederci. La passione, la determinazione, la voglia di spostare l’asticella dei propri limiti più avanti, la realizzazione dei propri sogni nel cassetto sono poi stati gli ingredienti giusti a coronamento dell’impresa finale.
Sicuramente si tratta di una sfida con sé stessi, ma è anche una gara competitiva, giusto? Cosa può dirmi quindi in merito al suo piazzamento, è soddisfatto?
La NorthCape4000 non è una vera e propria gara ma un’avventura dove comunque viene registrato il piazzamento con il tempo impiegato, ma non c’è una vera classifica finale. Sono molto soddisfatto del viaggio che ho fatto, in quanto ci sono stati momenti in cui ho pedalato come se fossi in gara con qualcun altro, ci sono momenti in cui ho voluto dimostrare a me stesso che avevo prefissato di fare 250km ma poi ne ho realizzato 350 in quella giornata, ci sono stati momenti in cui mi son voluto soffermare a scattare foto per tutte quelle persone che mi invitavano senza vedere cosa mi stesse capitando e ci sono stati momenti in cui ho parcheggiato la bici a lato strada e mi sono steso sul prato ad osservare un tramonto che non tramontava mai immergendomi in colori indescrivibili a parole ma che sono penetranti dentro me lasciandomi un senso di serenità e tranquillità. Aver chiuso nonostante tutto questo la NorthCape4000 in 15 giorni per me è stato il più bel risultato in quanto ho raggiunto il mio obiettivo iniziale, vedere poi che ero in 18esima posizione su 140 iscritti mi ha riempito il cuore di gioia. Non è stata una gara per me ma sicuramente mi sento di aver scritto un piccolo capitolo della mia vita in questi 15 giorni passati sui pedali.