NOCI – Quel misero giaciglio oggi si riempie d’amore e si colora di speranza: Gesù è nato. È il giorno che aspettavano da tutto un anno, il giorno in cui credenti e non si soffermano a riflettere sui veri e profondi valori dell’esistenza, il giorno in cui lo stare assieme rappresenta una vicinanza di cuori più sentita che mai. Le luci per le strade ad indicare la festa, il presepe e l’albero a raffigurare l’evento e i pacchetti colorati da scartare come in ogni compleanno che si rispetti.
Capita spesso però che l’attesa per il Natale sia essa stessa la brama dei regali. Sì, perché più che recarsi in chiesa, più che conversare amabilmente circa il significato di quel Bambino appena venuto alla luce e più che celebrare l’amore in ogni sua forma, il vero obiettivo allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre sembra scoprire quanti e quali doni si sono ricevuti. E la corsa sfrenata per i negozi nei giorni precedenti ne indicano una lapalissiana dimostrazione: a volte regali ponderatamente scelti, a volte regali obbligati seguendo la formula dell’ “uno vale l’altro”.
È in quest’ottica che si vuole focalizzare l’attenzione su due atteggiamenti apparentemente identici eppure così diversi: il regalare e il donare. Dal latino “regalis” e “rex”, il regalo configura una sorta di tributo per chi merita un riconoscimento. Nessun valore affettivo ma solo l’attivazione di uno scambio, una sana competizione ma pur sempre una competizione. Dal latino “donum”, il dono invece indica il dare totalmente disinteressato. Un atto spontaneo ed intimo, un trasferimento di sentimenti.
Per farla breve, il regalo è quello non pensato, quello dovuto, quello che “spendo quanto immagino spenderà lui per me”. Il regalo è ciò che ci rende vittime di un’ancestrale mania consumistica. Ben diversi sono la capacità di donarsi, l’ascolto attivo dei desideri altrui, l’empatia che conduce alla comprensione e alla felicità del prossimo. Non è forse questo il vero senso del Natale?!