NOCI – Nell’ immaginario collettivo il mese di Dicembre è associato al Natale e conseguentemente ad un periodo di festa e bagordi. Già nel mese di Novembre ci hanno pensato i comuni limitrofi, Alberobello, Locorotondo, Cisternino e soprattutto Polignano a mare ad accendere i riflettori sull’imminente periodo natalizio. Nella assopita Noci arriva l’eco di questo fervore grazie ad i social media ed alla televisione che parlano di eventi mai visti dalle nostre parti tali da convogliare le attenzioni di migliaia di potenziali visitatori.
Partendo dalla marginalità della nostra città ho cercato di dare una interpretazione più profonda della festa osservando la comune e diffusissima usanza di associare il Natale ad oggetti (l’albero, il presepe) o usanze (pranzi, cene, regali) senza conoscere il significato originario e profondo dell’evento. Nella tradizione cristiana, invece, il Natale celebra la nascita di Gesù a Betlemme: per la religione cristiana, quindi, Dio si fa uomo e scende sulla terra per salvare l’umanità. Purtroppo viviamo immersi in un tempo che va veloce e tutto è in rapida successione: i regali, l’albero di Natale, gli addobbi sono tutte cose che vanno fatte, diventano “cose da fare per forza”. Altro che gioia e augurio di felicità!
Si potrebbe dire che molti di noi sono più stressati che gioiosi dall’arrivo del Natale. Il Natale, così come lo viviamo oggi, produce un alterazione degli abituali ritmi di vita, delle nostre routine e ci espone a situazioni inusuali. Senza considerare poi che questo particolare periodo dell’anno ci mette di fronte ad aspetti irrisolti delle nostre relazioni con familiari, parenti e amici, che potrebbero generare ansia e tensioni. Purtroppo viviamo in un epoca che non tollera fisiologici stati d’animo quali la malinconia o la tristezza. È un epoca dove tutto deve essere e apparire happy.
Le famiglie felici le immaginiamo come quella del Mulino Bianco. Le persone che festeggiano il Natale hanno tutti un cappello rosso con il pon-pon bianco e cantano in coro “Oh happy day…”. Sembra quasi che sia obbligatorio essere felici, happy o very happy… e se così invece non fosse? Se invece ci sentissimo leggermente sottotono? Di conseguenza potrebbe capitarci di percepire in noi un senso di inadeguatezza, o senso di colpa, per non essere come “gli altri” ci vogliono. E sempre per adeguarci a questi schemi, ecco che lo scambio delle strenne diventa una corsa forsennata al regalo, dove in una sorta di attacco compulsivo da acquisto-mania si perde di vista l’altro e ciò che veramente desidera.
Purtroppo così, il senso originario di scambiarsi le strenne, di condividere un momento speciale, perde il suo significato per lasciare posto a qualcosa di effimero, un momento che in origine era mistico oggi diventa semplicemente consumistico.