ALTAMURA – Ieri mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari – Dott. Giovanni Abbattista – su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia – Dott. Roberto Rossi, Procuratore Aggiunto e Dott. Renato Nitti – nei confronti di Mangiatordi Francesco.
I fatti contestati si riferiscono all’omicidio di Fraccalvieri Domenico, avvenuto in Altamura il pomeriggio del 27 giugno 2011 quando, nelle vie di quel centro, una persona armata a bordo di una autovettura rubata, gli tese un agguato ferendolo mortalmente. I fatti si verificarono nei pressi dell’abitazione del Fraccalvieri e, mentre questi si accingeva ad aprire il garage di pertinenza della propria abitazione, fu raggiunto dal killer, Sorbo Nicola che – scortato in loco da Mangiatordi Francesco il quale, a bordo della sua autovettura, doveva garantire al sicario una sicura via di fuga – esplodeva al suo indirizzo diversi colpi di arma da fuoco e, raggiunta la vittima che cercava rifugio all’interno del garage, ormai riversa al suolo, la colpiva ripetutamente con ulteriori colpi di arma da fuoco.
La sua eliminazione si inserisce in una serie di altri gravi fatti di sangue orditi ai danni di vari pregiudicati altamurani di spessore da una consorteria criminale emergente – il clan Nuzzi – allo scopo di realizzare la conquista violenta di quel comune.
Il Fraccalvieri, infatti, sorvegliato speciale di P.S. attivo nello spaccio degli stupefacenti in Altamura, aveva iniziato ad acquistare il narcotico da un soggetto contrapposto al predetto sodalizio.
Nella misura cautelare applicata a Mangiatordi Francesco per omicidio volontario e detenzione e porto dell’arma utilizzata per l’omicidio, è stata riconosciuta dal GIP l’aggravante di mafia.
Il provvedimento restrittivo è stato adottato a seguito di successivi e mirati accertamenti scaturiti in seno all’indagine – operazione Kairos – conclusa nella primavera del 2016 dal Nucleo Investigativo di Bari e svolta attraverso articolate e complesse attività tecniche e dinamiche che avevano già portato – tra il gennaio e l’agosto 2017 – all’esecuzione di 19 ordinanze di custodia cautelare (17 delle quali in carcere e 2 in regime domiciliare) nei confronti di altrettanti soggetti, tra i quali figurano gli elementi apicali, diversi affiliati e alcuni fiancheggiatori del clan Nuzzi operante nel predetto centro della Città Metropolitana levantina, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso armata, omicidio consumato e tentato, estorsione, detenzione e porto illegale di armi ed esplosivi, nonché di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’attività investigativa aveva inoltre fatto luce su numerosi altri gravi fatti di sangue, 1 duplice omicidio e 2 omicidi tentati – orditi dalla consorteria ai danni di vari pregiudicati altamurani di spessore, allo scopo di realizzare la conquista violenta di quel Comune.
Nel maggio scorso, all’esito del giudizio immediato, il GUP presso il Tribunale di Bari aveva condannato 15 dei 16 imputati ammessi al rito, comminando pene per complessivi anni 180 di reclusione, condannando altresì – quelli ritenuti responsabili di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e in ordine ai reati con l’aggravante di mafia – al risarcimento in solido dei danni subiti dal Comune di Altamura – costituitosi parte civile – liquidato in complessivi euro 100.000.