Patologie adolescenziali e cyberbullismo, un progetto per “fornire anticorpi”

NOCI – Parlare ai ragazzi di patologie adolescenziali e cyberbullismo non è cosa semplice, ma attivando i canali giusti è possibile svegliare le coscienze e porre i diretti interessati nella condizione di riflettere. A questo punta il progetto avviato alla scuola media “Pascoli” 1° circolo che giovedì ha visto la sua conclusione attraverso un evento finale.

Rispetto all’appuntamento analogo svoltosi a dicembre scorso, rivolto allora ai genitori, questa volta gli assoluti protagonisti sono stati i ragazzi, presenti assieme alle loro famiglie al Chiostro di San Domenico.

Presentato dall’insegnante Dora Intini, i relatori hanno inteso rendere noto il cammino svolto assieme agli studenti attraverso laboratori mirati in cui i ragazzi hanno potuto conoscere i comportamenti devianti che spesso sfociano in patologie cliniche e come difendersi dalle minacce perpetrate dal web.

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All’apertura al dialogo tra genitori e figli è incentrato l’intervento della psicologa Lorita Tinelli, nella doppia veste di professionista e assessore, per la quale i figli sono troppo spesso lasciati soli davanti a tablet e smartphone senza relazionarsi affettivamente con chi gli sta più vicino. «Non c’è un manuale d’istruzione per fare il genitore – conclude la psicologa – ma attraverso il dialogo si può rafforzare il legame».  Di stampo provocatorio è l’intervento di Martino Trisolini, medico in servizio al SERT, con esperienza trentennale nel campo delle dipendenze da stupefacenti. «Utilizziamo il cellulare per darci un appuntamento: incontriamoci tra 5 e magari 10 anni tutti insieme per conoscere chi di voi, che nel frattempo avrà concluso gli studi, avrà fatto uso o meno di sostanze psicotrope e come ci si è comportati. Il nuovo incontro servirà a noi per capire: è servito questo incontro? Abbiamo fatto il nostro dovere?» Di recupero del rapporto affettivo è anche l’intervento di Luigi De Stefano, referente della Polizia di Stato il quale non demonizza l’uso degli apparecchi tecnologici ma ammonisce circa il loro corretto utilizzo. «Meno social e più strette di mano e abbracci», sembra essere il messaggio lanciato dal referente di pubblica sicurezza.

Dopo gli interventi di alcuni genitori e del presidente del consiglio d’istituto è toccato alla professoressa Domenica Guagnano, referente del progetto, trarre le conclusioni. «Nessuno pensa che con un progetto scolastico si possa cambiare il mondo – dice – ma pensiamo di fornire agli studenti un po’ di anticorpi per difendersi dalla società in cui viviamo e che è in continuo mutamento e dare gli strumenti per fare autocritica».