NOCI – Sono tante le porte che ogni giorno si aprono e altrettanto numerose sono quelle che si chiudono, talvolta anche con forza. Tutto questo fa parte di un meccanismo quotidiano ed automatico al quale non si fa più caso, e ciò impedisce di riflettere sul valore che una porta può assumere e su quanta importanza essa abbia, poiché se non ci fosse, spostarsi da un luogo ad un altro diventerebbe molto più complicato.
È proprio questo il tema affrontato sabato 9 gennaio 2016 presso la parrocchia nocese SS. Nome di Gesù, nel corso dell’evento dal titolo “Io sono la porta”, destinato a spiegare il significato e il lavoro impiegato per la realizzazione della nuova porta che consente l’accesso alla chiesa, già benedetta il 5 novembre 2015 dal vescovo, in onore dei festeggiamenti dei 70 anni compiuti dalla parrocchia.
L’evento è stato introdotto e concluso dalle angeliche voci del coro Novum Gaudium, che ha inaugurato la serata con un brano del 1500 intitolato “Tollite portas”. In seguito, sono intervenuti l’architetto Nicola Montepaone, ideatore del progetto della nuova porta, e Don Giulio Meiattini, monaco dell’Abbazia Madonna della Scala, presentati dal parroco don Maurizio Caldararo.
L’architetto Montepaone ha raccontato che ad ispirare il piano di lavoro sono state due liturgie che si svolgono sotto la porta d’ingresso: la veglia della notte di Pasqua con l’accensione del bracere e la benedizione del cero pasquale; e il sacramento del battesimo, durante il quale il parroco accoglie il piccolo all’ingresso conducendolo all’ambone. Realizzare la nuova porta, più funzionale rispetto alla precedente, ha comportato un confronto con i tempi brevi e lo spazio che richiedeva di divenire più luminoso. Per rispettare questi obiettivi è stata realizzata una porta che conserva la doppia apertura presente anche nella precedente, fungendo anche da porta di emergenza, arricchita da un forte legame tra tradizione ed innovazione. Per favorire l’entrata della luce all’interno della chiesa, sono state realizzate sette formelle rettangolari vetrate, poste sul lato destro e sinistro, con una cromatura che dal bianco tende al giallo, per simboleggiare la discesa dello Spirito Santo. Esse rappresentano le sette opere di misericordia spirituali e corporali. Inoltre, sul lato superiore sono stati ideati cinque oblò, realizzati con sottili lastre in marmo nuvolato pregiato, che rappresentano i cinque misteri della luce, i quali testi sono riportati sul lato rivolto verso l’interno della chiesa, per essere ricordati dai fedeli prima di uscire. Anche la maniglia conserva un significato tutto suo, poiché rappresenta la croce che viene presa in mano ogni volta che si entra.
Il monaco don Giulio Meiattini, invece, si è pronunciato sui cinque significati che la porta nella sua totalità assume: la porta è la parete, poiché senza un muro che garantisce protezione non può esistere un’apertura da varcare; è sinonimo di insicurezza, poiché mediante Dio si crea un legame tra al di qua e al di là; può essere aperta o chiusa, quindi diviene simbolo di discernimento poiché non tutto può entrare o deve uscire; rappresenta un’opportunità o una necessità e può essere sia visibile che invisibile. Inoltre, ha sottolineato che Gesù è la porta, il mediatore tra l’uomo e Dio, e varcare l’ingresso di una chiesa significa entrare nella casa di Dio.
Al termine della serata è stata ringraziata la generosa famiglia nocese che ha donato la nuova porta ed è stato evidenziato il grande valore di questo lavoro che ha dato spazio e lavoro ai giovani artigiani nocesi.