NOCI – Carcasse di puledri morti sono state ritrovate dagli allevatori all’interno delle proprie aziende agricole. Il più delle volte gli animali sono stati attaccati sulla parte posteriore e solo in poche circostanze sono stati presi alla gola. Al momento però non si è ancora nelle condizioni di affermare se gli attacchi avvenuti negli allevamenti nocesi siano stati causati da lupi o da randagi. Le zone più colpite da questo tipo di azioni nelle ultime settimane sono le masserie situate tra Casaboli e Monitilli sulla via per Gioia del Colle e tra le provinciali di Massafra e Mottola.
«Rispetto agli anni precedenti – dichiara l’Isp Giovanni Posa comandante della stazione territoriale del CFS – questo tipo di attacchi è molto diminuito, al momento ci sono stati segnalati intorno ad una decina di casi tra attacchi a ovini ed equini». I forestali sono da sempre impegnati nelle attività di controllo nelle zone rurali proprio per contrastare il fenomeno. Non riuscendo però a prevedere il momento dell’attacco gli allevatori hanno deciso di agire in autonomia all’interno delle proprie aziende utilizzando metodi d’autodifesa del bestiame con l’ausilio di cani e guardiania. D’altra parte gli stessi sono fermamente convinti che ad attaccare il proprio bestiame siano proprio i lupi.
Degli attacchi sono a conoscenza tutte le autorità e gli uffici pubblici di competenza ma sembra che sia difficile intervenire. Nei mesi scorsi nei paesi limitrofi come Martina Franca e Mottola si sono susseguiti meeting per parlare del fenomeno che sta diventando un vero e proprio problema per chi abita e lavora nei territori rurali. I lupo è un animale protetto e la legge vieta la soppressione e la cattura a qualsiasi titolo. Le buone pratiche derivanti da questi meeting vorrebbero un monitoraggio costante del territorio ed un’azione più incisiva a salvaguardia degli allevatori. Difatti se al momento la presenza di esemplari di lupo è accertata nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia (dove è protetto e monitorato), non si può affermare la loro presenza stanziale nella murgia del sud-est barese e in Valle d’Itria. Questi luoghi vengono visti come territorio di migrazione e di caccia.
Gli allevatori sono perciò allo stremo. «Abbiamo richiesto un intervento forte sia della Regione Puglia che del Ministero – dichiara a Legginoci.it Piero Laterza neoeletto presidente dell’Associazione Regionale degli Allevatori – perché con tutto il bene che vogliamo agli animali, la salvaguardia della fauna selvatica non può essere accollata sulle spalle dell’allevatore. Ci sono zone in cui vi sono lupi ed altre dove vi sono cinghiali, in entrambi i casi chi ci rimette è l’allevatore». Lo stesso si mostra fiducioso nell’azione della pubblica amministrazione: «pare che il Governo stia prendendo una posizione decisiva con controlli più serrati ed il monitoraggio dell’espansione demografica delle unità. Confidiamo – chiude Laterza – che l’azione di Governo porti ad una convivenza dei territori senza ulteriori danni per la categoria».