NOCI – Quello che è successo a Locri, piccola cittadina calabrese, non può e non deve rimanere sottaciuto. A Locri è in corso, così come in altre 4000 città in tutta Italia, la XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico, in collaborazione con la Rai Responsabilità Sociale, Conferenza Episcopale Calabra e con il patrocinio del Comune di Locri e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Le scritte apparse sui muri del vescovado e in qualche altro angolo della città all’indomani dell’incontro tra don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ed il presidente della repubblica Sergio Mattarella, ha colpito la città come una pugnalata. I clan rivendicano il proprio ruolo sul territorio. “Qui comandiamo noi”, e allora i messaggi dispregiativi e offensivi rivolti a don Ciotti: “Più lavoro, meno sbirri”, ed ancora “Don Ciotti sbirro”. I messaggi sono stati subito rimossi grazie al tempestivo intervento del comune di Locri che, sindaco in testa, ha stampato un contromanifesto “Orgogliosamente sbirri per il cambiamento”.
Don Ciotti ha preferito affidare ad un comunicato di Libera il suo messaggio: «Siamo i primi, da sempre, a dire che il lavoro è necessario, anzi che è il primo antidoto alle mafie. Ma che sia un lavoro onesto, tutelato dai diritti, non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali. Gli “sbirri” – che sono persone al servizio di noi tutti – sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante. Questi vili messaggi – vili perché anonimi – sono comunque un segno che l’impegno concreto dà fastidio. Risveglia le coscienze, fa vedere un’alternativa alla rassegnazione e al silenzio.
Noi è con questa Calabria viva, positiva, che costruiamo, trovando in tante persone, soprattutto nei giovani, una risposta straordinaria, una straordinaria voglia di riscatto e di cambiamento».
LA MAFIA DI CASA NOSTRA – Libera non è lontana da qui, anzi è molto più vicina di quanto si pensi. Proprio il 16 marzo scorso si è aperta una nuova sede nella vicina Conversano, perché la mafia è presente anche qui. In Puglia la mafia ha molteplici nomi, ma non per questo è meno pericolosa. Diverse sono le organizzazioni criminali che dal tavoliare al salento tengono in ostaggio il territorio per il controllo del mercato della droga ed il traffico di armi. In terra di capitanata è la Società Foggiana a dettare le regole. A San Severo il fortino del clan Notarangelo e risoluzioni a colpi di lupara che l’hanno resa, secondo La Stampa di Torino, la mafia più cattiva d’Italia. In terra di Bari vi è una grossa frammentazione di diversi clan che non solo si contendono la città capoluogo ma addirittura tutta la provincia toccando anche i comuni di Conversano, Gioia del Colle, Putignano e Monopoli. A Bari con diramazioni in provincia sono presenti 14 clan: il clan Dello Russo-Ficco (Terlizzi); il clan Cipriano-Conte-Cassano (Bitonto); il clan Strisciuglio-Di Cosola-Conte-Zonno (Palo del Colle); il clan Di Cosola (Adelfia, Bitritto, Capurso, Cellamare, Sannicandro di Bari, Santeramo in Colle e Valenzano); il clan Dambrosio-Loiudice (Altamura); il clan Mangione-Gigante-Matera (Gravina in Puglia); il clan Zonno (Grumo Appula e Toritto); il clan Stramaglia (Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti, Valenzano, Capurso, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle); il clan Capriati (Modugno, Binetto e Grumo Appula); il clan Strisciuglio (Noicattaro, Rutigliano, Giovinazzo); il clan Misceo (Noicattaro); il clan Palermiti (Casamassima, Capurso, Cellamare, Noicattaro e Triggiano); il clan Parisi (Modugno, Triggiano, Noicattaro, Cellamare, Capurso, Monopoli, Putignano); il clan Diomede-Mercante a Modugno. Nel leccese è la Nuova Sacra Corona Unita a dettare le regole. Chi pensava fosse morta sul finire degli anni novanta con l’arresto dei soggetti più importanti ora dovrà fare i conti con le nuove generazioni.
Ecco perché quello che è successo a Locri non può considerarsi lontano da noi. Quelle scritte sui muri, quell’oltraggio a Libera e a tutte le forze di polizia, fanno male ad una società civile sana, che proprio nel lavoro vede il suo punto di forza, nel rispetto delle istituzioni e della legge. Rendere oggi omaggio a tutte le vittime innocenti della mafia diventa non solo un obbligo morale, ma segno di rispetto per chi si guadagna da vivere con un lavoro onesto e non a colpi di pistola.
(foto ANSA)