Rècchje de Nanne

NOCI – Febbraio è il mese del carnevale. Armati di maschere, parrucche, fischietti e coriandoli, ci si diverte per qualche giorno a uscire da sé e vestire i panni di qualcun altro. Ma esistono nostre tradizioni antiche legate a questa ricorrenza?

Eccone una particolarmente interessante che arriva direttamente dal popolo ebraico. Il carnevale ebraico si celebra ogni 14 e 15 febbraio e si chiama “festa di Purim”. È una festa che ricorda un episodio raccontato nel libro biblico di Ester e accaduto agli ebrei di Persia e di Media, i quali vennero salvati per opera della regina Ester da una terribile condanna a morte ordita dal primo ministro Hamàn. Il giorno esatto dell’esecuzione sarebbe stato stabilito a sorte (di lì “festa di Purim”, perché Purim vuol dire “sorti”), ma non arrivò mai, grazie proprio all’intercessione della sovrana. In onore di questo momento felice le comunità ebraiche italiane preparano ancora oggi le “orecchie di Hamàn”, strisce di pasta sfoglia, a forma di orecchie, fritte in olio d’oliva e variamente speziate.

Ebbene, questa tradizione, passando per la Venezia del XVII secolo, è arrivata fino a Noci, rielaborata e personalizzata. Almeno per tutti gli anni Quaranta del Novecento, infatti, poco prima del pranzo della domenica di carnevale, nutriti gruppi di giovani erano soliti scommettere sulla capacità di mangiare in un solo boccone una grande orecchietta, che i nocesi chiamavano “rècchje de Nanne”, conservando l’assonanza con il termine ebraico, contenente nel proprio incavo da cinque a sette polpette di carne. Nella terminologia è solo intervenuto un fenomeno di mutamento fonetico che ha trasformato “Hamàn” in “Nanne”, ma il parallelismo è lampante.

Curioso come tutta la comunità nocese fosse coinvolta in questa gara carnevalesca, infatti a preparare questo cibo speciale erano dedite padrone di casa che si prestavano a cucinare tante “rècchje de Nanne” quanti erano i gareggianti che si sfidavano.

 

Chiara Fasano

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