Referendum: l’appello al voto di Vito Plantone (PD)

NOCI – Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma del segretario di sezione del Partito Democratico Vito Plantone, con cui invita i cittadini alle urne il prossimo 4 dicembre.

Qui di seguito il testo:

Carissimi concittadini,

il tempo di questa campagna referendaria sta ormai finendo. È giunto il momento di decidere. All’invito ad approfondire, capire e comprendere dei giorni scorsi, ora non posso che sostituire l’invito al voto e a votare Sì per questa riforma.

Quando ci si trova difronte ad una scelta molto importante come questa, solitamente si cerca di complicare, di elaborare, di meditare. Tutti quelli che hanno fatto scelte importanti nella vita sanno però bene che le scelte nascono sempre poi da pensieri semplici, ove non tutto puoi ponderare e non tutto può essere esattamente come vorresti. Forse allora dovremmo anche provare a semplificare questa nostra scelta, perché in fondo nella semplicità risiedono poi le cose vere.

Hanno provato a tirare in ballo tanti argomenti che nulla hanno a che fare con la riforma costituzionale. Ora è tempo di fare pulizia nella nostra testa e di focalizzare sulle reali scelte che siamo chiamati a compiere il prossimo 4 dicembre.

Non votiamo a favore o contro Renzi ed il suo Governo, non votiamo a favore o contro la Buona Scuola, non votiamo a favore o contro il Jobs Act, non votiamo a favore o contro le politiche ambientali per l’ILVA, non votiamo a favore o contro JP Morgan e le banche, rispetto ai quali temi potremmo avere idee diverse e articolate.

Domenica prossima votiamo per cambiare la II Parte della nostra Costituzione. Questo è il tema, ed è rispetto a questo che siamo chiamati a dire Sì oppure No.

Ho quasi quarant’anni e per oltre la metà di questi ho visto un Paese piegato su se stesso, incapace di reagire all’involuzione economica e politica di questi anni, incapace di adattarsi ai cambiamenti, alla dimensione nuova che il Mondo stava assumendo. Questa difficoltà l’abbiamo pagata tutta noi e le generazioni che dopo di noi sono arrivate: aziende che hanno chiuso i battenti, specialmente al Sud, banche incapaci realmente di promuovere lo sviluppo dei territori, laureati costretti ad emigrare come un tempo, meritocrazia stropicciata e corrosa dalla incapacità e dalla scorciatoia facile. Per tutto questo ho sentito sempre trovare una giustificazione nel ritardo legislativo del nostro Paese, nella debolezza dei 63 governi che in 70 anni si sono succeduti, nella farraginosità del nostro modello democratico, nei troppi posti della politica che poca qualità hanno prodotto al cospetto dei tanti costi.

Oggi stranamente, però, vedo tanti di quelli che contestavano questi punti battersi contro questa riforma, con un livore ed astio che non ho riscontrato neanche durante le passate campagne elettorali per le politiche. Mi sono chiesto perché. Onestamente ancora oggi, al termine di questa campagna referendaria, una risposta certa non sono riuscito a darmela. C’è chi parla di possibili derive, di pasticci, di confusione, ecc. Quella che ho preferito in assoluto, però, è che attraverso questa riforma si punti poi alla “decadenza dei diritti”. Con il dovuto rispetto per chi, proprio a Noci, ne ha parlato, la ritengo una falsità assoluta e da paese conservatore e retrogrado. Eppure, stranamente, alcuni amici della Sinistra progressista hanno applaudito a tale affermazione, dimenticando forse che solo il cambiamento ed il progresso possono garantire contro l’usurpazione vera dei diritti.

No, non è prevista alcuna “decadenza dei diritti”, piuttosto un rafforzamento dei diritti, perché in un Paese che non funziona, lì sì, rischiamo di perdere l’esercizio quotidiano dei nostri diritti, lì sì, rischiamo di frantumare la nostra democrazia contro il muro della involuzione politica, lì sì, rischiamo di compromettere il volere popolare a favore di strani percorsi legislativi che scavalcano il parlamento repubblicano, lì sì, rischiamo di distruggere le nostre ambizioni e le nostre vite.

Ecco, questo è per me il quesito vero del prossimo 4 dicembre: vogliamo cambiare finalmente questo Paese cercando di dare risposte coerenti con le giuste critiche di questi anni, Sì o No? Vogliamo efficientare il nostro modello di democrazia, Sì o No? Vogliamo rendere il referendum popolare uno strumento realmente influente nella vita democratica di questo Paese, Sì o No? Vogliamo maggiore stabilità governativa con una sola camera che esprima la fiducia, Sì o No? Vogliamo recuperare un livello di unitarietà nazionale nelle politiche sanitarie, ambientali, turistiche, economiche, Sì o No? Vogliamo ridurre il numero dei parlamentari e creare un Senato realmente rappresentativo dei nostri territori, Sì o No?

Rispetto a questi temi io non credo ci sia partito o movimento che tenga, credo piuttosto che ognuno di noi debba fare innanzitutto i conti con se stesso, con la sua personale coscienza e coerenza, con la sua voglia di avere fiducia nel futuro, con le sue frustrazioni, angosce e insoddisfazioni, cercando appunto di guardare con maggiore serenità al proprio percorso di vita e a quello dei propri figli.

Domenica prossima votiamo, quindi, per il nostro futuro, per la possibilità di poter contare davvero nei processi democratici del nostro Paese e provare finalmente a dare risposte a generazioni disorientate e amareggiate. Questo le generazioni precedenti lo devono soprattutto alla mia e a chi dopo di noi ha trovato un Paese alla deriva e da ricostruire.

Non credete a chi dice che votando No a questa riforma, si possa poi aprire una nuova fase di discussione e cambiamento. Anche questa è una falsità assoluta. L’ultima riforma della Costituzione approvata risale al 2001 e credo che altri 15 anni in queste condizioni non possiamo proprio permetterceli.

Oggi, con coraggio, basta un Sì.

Vito Plantone

Segretario Circolo PD di Noci

Leave a Reply

Your email address will not be published.