NOCI – A chi mi chiede, sapendo dell’impegno mio e dei Conservatori e Riformisti di Noci per promuovere le ragioni del No, se sono soddisfatto per l’esito del Referendum rispondo che dovrebbero esserlo anche coloro che speravano nella vittoria del si. La maggioranza degli italiani, infatti, ha respinto al mittente la riforma pasticciata della Costituzione facendo fronte alla deriva populista di governo. E contribuendo così a salvare il Paese dall’immobilismo e dalle sabbie mobili che la riforma Renzi/Boschi avrebbe creato.
Non dimentichiamo che gli articoli 70 e 72 della costituzione bocciata dalla maggior parte del popolo italiano avrebbero ingessato i lavori parlamentari. Avremmo potuto permetterci, a fronte delle vere emergenze di natura economica e sociale, con la preoccupante crisi delle banche ed i foschi scenari internazionali, di lambiccarci sui bracci di ferro fra la Camera ed il nuovo Senato voluto dal premier? Abbiamo rischiato di assistere inerti anche in Parlamento ai guai prodotti dalla superficialità che ha caratterizzato finora tutte le riforme volute frettolosamente ed a colpi di “fiducia” da Renzi. La deludente riforma della scuola e la deportazione degli insegnati, ad esempio, dovrebbero insegnarci qualcosa. La Puglia di Raffaele Fitto e Noci hanno contribuito all’esito positivo per noi oppositori della riforma. A festeggiare però dovrebbe essere tutto il popolo, anche quelli che per il gusto di cambiare hanno votato si. A loro ripetiamo: osservatori, studiosi, costituzionalisti, scienziati del diritto, politici di vaglia avevano messo in evidenza le incongruenze, le contraddizioni, i rischi della riforma. Spudoratamente, Renzi e la sua maggioranza non ne hanno tenuto conto. L’abbiamo scansata bella!
Ora si tratta di ricostruire unità e solidarietà nazionale su basi solide, raccogliendo i cocci e ricucendo dai disastri renziani. Personalmente, affiancato dai CoR pugliesi, mi impegnerò per recuperare nel Paese e nel Parlamento il dialogo e la ragionevolezza. Fra gli errori di Renzi – di quelli che lasciano il segno – c’è stata la perdita di tempo sul referendum trascurando di incidere sui bisogni urgenti della comunità nazionale: politiche industriali serie, occupazione, riduzione delle tasse, meno parole e più fatti per risolvere la questione Ilva di Taranto, prendendo per le corna il debito pubblico che strozza gli sforzi per lo sviluppo. A pagare questi ritardi e tanta disinvoltura siamo tutti noi, saranno tutti gli italiani. Chissà che dalle macerie risorga un Paese più ragionevole, una politica meno spettacolare, una classe dirigente consapevole del lungo cammino che ci aspetta, convinto tuttavia di farcela con sacrifici unanimemente condivisi.
Piero Liuzzi
Senatore della Repubblica