La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex commissario straordinario e direttore generale di Asset, Elio Sannicandro, insieme ad altre 11 persone fisiche accusate a vario titolo di corruzione e turbativa d’asta. Le accuse si concentrano sul presunto pagamento di tangenti in cambio dell’assegnazione di appalti per lavori finanziati con le risorse del dissesto idrogeologico.
L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, supervisionata dai Sostituti Procuratori dott.ssa Savina Toscani e dott. Claudio Pinto, ha portato alla luce presunti pagamenti di 60mila euro a Sannicandro da parte delle aziende dell’imprenditore Antonio Di Carlo e di sua figlia Carmelisa. Di Carlo è attualmente sotto arresti domiciliari, mentre la figlia è sottoposta all’obbligo di dimora.
Sannicandro è stato interdetto per 12 mesi e sospeso dagli incarichi dal governatore Michele Emiliano. La Procura ha recentemente espresso un parere parzialmente favorevole alla revoca della misura cautelare, proponendo una riduzione dell’interdizione da 12 a 6 mesi. Tuttavia, il giudice non si è ancora pronunciato sulla richiesta della difesa di Sannicandro, poiché pende un ricorso in Cassazione contro il diniego del Riesame alla revoca.
Questo caso ha messo in luce la complessa rete di interessi e presunte pratiche illecite nel settore degli appalti pubblici, sollevando interrogativi sulla trasparenza e l’onestà nel sistema in Regione Puglia.
L’evolversi della situazione potrebbe portare alla fissazione di un’udienza preliminare, prevista per il 23 aprile, durante la quale la difesa potrebbe presentare ulteriori istanze per la revoca delle misure cautelari. Inoltre, Sannicandro ha recentemente lanciato un gruppo Whatsapp per sostenere il suo difensore, Michele Laforgia, alle primarie del centrosinistra di Bari, evidenziando la sua volontà di continuare a giocare un ruolo attivo nella politica locale nonostante le accuse a suo carico.