NOCI – Quale valore aveva la religione cristiana durante l’epoca medievale? E come veniva intesa la donna a quei tempi? Per cercare di dare una risposta a queste domande Angelo Panarese ha racchiuso uno studio molto approfondito in un testo intitolato “Storia e Trascendenza, l’idea di Dio e della donna nel Medioevo” (Pietre Vive Editore).
In una società fortemente credente Panarese spiega con parole semplici come il Cristianesimo passi dall’essere una religione perseguitata ad una religione seguita. La scissione tra il potere temporale e quello spirituale che l’imperatore accentrava su di sé, l’avvento del luteranesimo, ma anche il timore di Dio e la grandissima devozione esplicitata in molte forme e misure come l’architettura gotica.
Il Cristianesimo pervade l’intera esistenza della civiltà medievale. I credenti ne sono affascinati e allo stesso tempo impauriti tanto che è la religione a scandire le diverse fasi della vita e dell’anno. Quando infatti si sviluppano i commerci e nascono le prime banche inizia a materializzarsi l’usura che divenne all’epoca il più grave dei reati. Al tempo stesso però fiorisce il culto per lo Spirito Santo e per la Madonna da cui si svilupperà la dimensione sociale della donna vista come curatrice e protettrice sotto il suo mantello della prole, proprio come lo fu Maria per Gesù. Ma tutto il periodo medievale fu pervaso dalla lettura dell’Apocalisse che con molteplici interpretazioni scandiva la vita degli uomini sotto la minaccia di immani punizioni che Dio poteva riservare a chi non rispettava le regole religiose. Ma Panarese si spinge oltre interpretando l’Apocalisse come libro della speranza e non della vendetta divina.