NOCI – A conclusione del piano formativo “Rete Antiviolenza Locale”, lo scorso 29 novembre all’interno del Chiostro delle Clarisse è stata organizzata una tavola rotonda tutta al femminile per parlare di “Violenza sulle donne e violenza assistita in ambito domestico. Modalità di presa in carico e interazione tra servizi. Il ruolo dell’équipe integrata multidisciplinare e del Centro Antiviolenza”, organizzata dal Centro Antiviolenza “Andromeda” di Noci in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata, come ogni anno, il 25 novembre.
È l’assessore Lorita Tinelli ad aprire la tavola rotonda ricordando il ruolo del CAV all’interno della nostra comunità. «Avere questo stimolo così vicino ci impone delle riflessioni e delle domande. Il messaggio è quello di mobilitarci contro la non violenza e mi auguro che si possa continuare con maggiore forza e determinazione».
La manifestazione è stata moderata dalla coordinatrice del CAV Andromeda, Angela Lacitignola, la quale ha ricordato ai presenti l’operato di alcune ragazze del Liceo Scientifico di Noci, cioè l’impegno nel chiedere ai vari commerciati nocesi di esporre una coccarda rossa con una dichiarazione, per far emergere che l’esercizio è dalla parte delle donne. Inoltre, la coordinatrice ha letto una lettera di una ragazza che ha subito una violenza da parte del compagno, che con forza e determinazione è riuscita a denunciare l’accaduto e, grazie all’intervento del programma antiviolenza, è riuscita a trovare la libertà.
«La violenza sulle donne è legata alla cultura» ha commentato Giulia Lacitignola, Dirigente Ufficio di Piano Ambito Territoriale Putignano, la quale ha ricordato i vari servizi di sostegno e laboratori nelle scuole attivi sui comuni di Putignano, Castellana Grotte, Locorotondo, Alberobello e Noci con l’obiettivo di sensibilizzare e di «venir fuori dalla violenza e creare un percorso di vita»
Rosangela Paparella, attuale garante regionale per i diritti dei minori ha dichiarato che «la presenza di un Centro Antiviolenza rende il territorio meno neutro e quando funziona fa da enzima, crea un cambiamento, rende esplicito un fatto». A questo si aggiunge una distinzione tra la violenza in generale, violenza di genere e violenza sui minori: «la violenza contro donne e bambini si intreccia con legami di affetto e amore e non è delimitato al solo nucleo familiare, ma riguarda qualcosa di più aperto».
24 centri antiviolenza, 38 ambiti territoriali, 10 case rifugio. Sono questi i dati pugliesi sul tema forniti da Giulia Sannolla, funzionario dell’Assessorato al Welfare della Regione Puglia. Durante il suo intervento sono stati forniti ai presenti anche i dati sui piani volti alla lotta sulle violenze di genere e il loro relativo stato di avanzamento insieme a dati sul maltrattamento dei minori e sulle donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, sul tipo di violenza subita, sugli autori della violenza, il numero di denunce e tante altre informazioni.
Nell’ultimo intervento, quello di Maria Grazia Foschino, referente per il progetto “Giada” della Regione Puglia vengono fornite le linee guida in ambito di violenza assistita in ambito domestico, spiegando il comportamento e i disturbi che un minore può subire proprio tramite queste violenze. E proprio il progetto “Giada” dell’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” è volto a promuovere la “resilienza” delle adolescenti con percorsi di vita sfavorevoli.
A conclusione dell’evento è stato visionato il corto contro i femminicidi intitolato “Love me to live”, realizzato dall’IIS “Vaccarini” di Catania, per mettere in evidenza l’amore per la vita, ponendo un cambiamento alla frase da “ti amo da morire” a “ti amo da vivere”.