Una bella storia di immigrazione

NOCI – Le cronache degli ultimi tempi riportano vicende più o meno drammatiche che hanno interessato prevalentemente stranieri. La politica ci si è buttata a capofitto, siamo in periodo elettorale e bisogna conquistare l elettore a tutti i costi e dunque si sprecano i luoghi comuni, le frasi fatte, le cazzate.

Mario Forti
Mario Forti

Io voglio partire da una constatazione di fatto: la popolazione mondiale conta circa sei miliardi di individui di cui solo un miliardo vive in una situazione di benessere ed è concentrata in America ed in Europa. Sarà inevitabile nei prossimi anni, ed è già in atto, una migrazione di una massa di gente verso i luoghi del benessere e dunque verso di noi che, nonostante tutto il pessimismo dilagante, viviamo in condizioni accettabili. A complicare la situazione vi sono stati gli attentati successivi all’11 settembre che hanno anche contribuito a creare scompiglio a tal punto che la gente confonde Islam, terrorismo ed immigrazione credendola una cosa unica. L’immigrazione è e sarà inevitabile per cui prima la regolamentiamo e meglio sarà per noi e le  future generazioni.

Fatta questa premessa voglio raccontare una storia di immigrazione che ho vissuto in prima persona. Circa tre anni fa mentre ero in piazza Garibaldi si avvicina con fare educato una persona di evidente nazionalità straniera, poi ho scoperto chiamarsi Arziom, che mi chiede se fossi un avvocato perché aveva un problema di lavoro. Lo invitai presso il mio studio per approfondire la situazione: era in Italia da sei sette anni e proveniva dall’Albania; aveva lavorato per tre anni presso un datore di lavoro di Noci che oltre a farlo lavorare per tante ore al giorno non gli versava lo stipendio da tre mesi. Mentre risolvevo il problema mi ha raccontato la sua storia. Aveva la famiglia originaria in Albania ed era venuto in Italia a cercare fortuna con la moglie che lavora presso un impresa di pulizie. Ogni mese invia un piccolo contributo ai genitori e sta mettendo dei risparmi da parte per ritornare  nel  suo paese ed aprire un ristorante dove servire prodotti pugliesi.

La storia di Arziom racchiude la mia idea di immigrazione: innanzitutto chi viene in Italia deve venire per lavorare; accattoni e nullafacenti e gente intenzionata a vivere alle spalle di altri non devono poter venire; si potrebbe obiettare che non c’è lavoro ma in realtà di lavoro nei servizi soprattutto ce n’è perché c’è anche da dire che gli  italiani non sempre sono disposti a fare alcuni mestieri (operai e badanti soprattutto). Si potrebbe permettere l ingresso per tre mesi per permettere di cercare lavoro al termine dei quali o si inizia a lavorare o si ritorna a casa. In secondo luogo chi viene in Italia deve rispettare il nostro ordinamento giudiziario, la nostra cultura e le nostre consuetudini senza l’arroganza di volerle cambiare. Solo così si potrà avere integrazione e se poi vorranno ritornare a casa loro per portare i prodotti tipici locali, come vuole fare Arziom, avranno anche dimostrato riconoscenza a chi li ha accolti.

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