NOCI – Domani 8 novembre il popolo americano andrà alle urne per eleggere il successore di Barack Obama. Chi sarà il prossimo presidente in gli Stati Uniti? Gli americani sceglieranno di eleggere il magnate Donald Trump (Repubblicano) oppure per la prima volta una donna, Hilary Clinton (Democratico) alla carica presidenziale?
Gli americani sono chiamati alla scelta, dopo aver eletto il primo presidente afro-americano nel novembre del 2008, chi il prossimo 20 gennaio avrà il mandato presidenziale? I sondaggi in queste ore vedrebbero favorito di un punto Donald Trump su Hilary Clinton.
Le elezioni si svolgono nel cosiddetto Giorno dell’elezione (Election Day) che ricorre il martedì successivo al primo lunedì di novembre di ogni quattro anni, questo per evitare che il giorno delle elezioni cada il 1 novembre, che è un giorno festivo.
L’elezione è effettuata con un metodo indiretto. I cittadini infatti non votano per il candidato presidente, bensì per un gruppo di cosiddetti “grandi elettori” ai quali spetterà poi il compito di eleggere il presidente. Il numero dei grandi elettori corrisponde al numero dei senatori (due per ogni Stato) e a quello dei deputati che è proporzionale al numero dei residenti, dunque, è evidente che agli Stati più grandi e popolosi corrisponde un maggior numero di deputati. In tutto, i grandi elettori sono 538 e per arrivare alla Casa Bianca è necessario che il candidato riesca a far eleggere almeno 270 grandi elettori. Secondo tale sistema, il candidato che riesce a ottenere anche un solo voto in più rispetto agli altri, si aggiudica tutti i grandi elettori dello Stato in questione.
I voti popolari (quelli dei singoli cittadini) si contano Stato per Stato e ogni elettore può esprimere la preferenza per un candidato presidente, a cui, è associata una lista di grandi elettori i quali, una volta nominati, si presuppone che voteranno per il candidato cui sono associati anche se, in realtà, non sempre è così. Infatti, in ben 24 Stati, non esiste alcuna legge che obblighi i grandi elettori a seguire le indicazioni dei voti dei cittadini. Una volta eletti, i grandi elettori si riuniscono in ognuno dei rispettivi Stati per esprimere la loro preferenza. Dopo alcuni giorni, il risultato delle votazioni dovrà essere comunicato al Presidente del Senato Federale di Washington che proclamerà il nome del vincitore. Questo sistema elettorale, dove anche un solo voto può fare la differenza, porta a concentrare l’attenzione delle ultime settimane di campagna elettorale, su quegli Stati, detti “swing state” ove i sondaggi hanno dato esiti incerti e dove basta una manciata di voti per far eleggere un candidato piuttosto che un altro.
La notte delle elezioni tiene incollati al televisore milioni di telespettatori poiché, sono proprio le emittenti televisive, a svelare in tempo reale i voti e i risultati di ogni singolo Stato che possono, davvero, fare la differenza. Un duello all’ultimo sangue che vede in palio la poltrona più ambita del panorama politico internazionale. Dalla promulgazione della Costituzione (elaborata il 17 settembre 1787 e ratificata il 21 giugno 1788), 43 persone si sono succedute alla carica presidenziale. Il numero dei mandati è però di 44 e trova il suo motivo in quanto Grover Cleveland, eletto nel 1884 e sconfitto nel 1888 ed eletto nuovamente nel 1892, ha ricoperto due presidenze non consecutive (la 22° e la 24° rispettivamente).
Cominciamo il nostro viaggio, tra storia, statistiche, curiosità e leggenda. La storia narra che 2 presidenti sono eletti nel Settecento, 23 nell’Ottocento, 17 nel Novecento e finora 2 nel Duemila. 18 di questi erano repubblicani, 3 whigs, 3 repubblicani democratici, 2 federalisti, 1 repubblicano democratico. Il primo uomo di origini afroamericane a ricoprire la carica di Presidente nella storia degli Stati Uniti è stato Barack Obama. Il Presidente più giovane a ricoprire la carica è stato Theodore Roosevelt, subentrato da Vicepresidente il 14 settembre 1900, all’età di 42 anni, in seguito all’omicidio del suo predecessore William McKinley. Il più giovane Presidente eletto dal popolo è stato invece John Fitzegerald Kennedy, che aveva 43 anni al momento della nomina nel 1960 (Kennedy è stato anche il primo Presidente di religione cattolica). Il Presidente più anziano ad essere eletto è stato invece Ronald Reagan, eletto nel 1980 all’età di 69 anni.
La presidenza più breve è stata quella di William Henry Harrison, che coprì la carica per un solo mese del 1841, prima di morire di polmonite.
L’unico Presidente a essere stato eletto due volte non consecutive è stato Grover Cleveland, eletto la prima volta nel 1884 e la seconda nel 1892. Peraltro, Cleveland aveva ottenuto la maggioranza dei voti popolari anche nel 1888, ma venne battuto dal suo avversario, Benjamin Harrison, sul quale tuttavia prese la sua rivincita quattro anni dopo. Cleveland, quindi, è conteggiato sia come 22° sia come 24º presidente (ragion per cui il numero delle presidenze è superiore di un’unità al numero dei presidenti che coprirono effettivamente la carica).
Il primo presidente a risiedere alla Casa Bianca è stato John Adams, nel 1797. Il 4 luglio, anniversario della firma della Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti, sono morti ben tre presidenti: John Adams e Thomas Jefferson, nel 1826, James Monroe nel 1831. Gli unici due presidenti eletti del Partito Whig sono morti per malattia durante il loro mandato: William Henry Harrison, il 4 aprile 1841, e Zachary Taylor, il 9 luglio 1850. L’unico Presidente non sposato è stato James Buchanan (il ruolo di First Lady è stato affidato alla nipote).
Tre presidenti sono riusciti ad ottenere la carica vincendo il voto statale dei grandi elettori, pur essendo risultati i meno votati dell’avversario nel voto popolare: Rutherford B. Hayes nel 1876, Benjamin Harrison nel 1888 e George W. Bush nel 2000.
Un solo Presidente è stato eletto dalla Camera dei Rappresentanti, non avendo nessun candidato raggiunto né la maggioranza dei voti popolari, né la prevista maggioranza assoluta dei voti dei Grandi elettori: si tratta di John Quincy Adams nel 1824.
L’unico Presidente a rivestire la carica pur non essendosi presentato alle elezioni è stato Gerald Ford, subentrato a Richard Nixon dopo le dimissioni di quest’ultimo.
Sono stati 4 i presidenti assassinati durante il loro mandato: Abraham Lincoln, raggiunto da colpi di pistola in un teatro di Washington da un attore sudista il 14 aprile 1865, e morto la mattina successiva. James Garfield, ferito a colpi di arma da fuoco da uno squilibrato nel New Jersey il 2 luglio 1881, e spirato dopo lunga agonia il successivo 19 settembre. William McKinley, ferito a colpi di pistola da un anarchico a Buffalo il 6 settembre 1901, e spirato otto giorni dopo. John Fitzgerald Kennedy, ucciso a colpi di fucile in circostanze non ancora chiarite a Dallas il 22 novembre 1963.
Sempre 4 sono stati i presidenti colpiti da morte naturale durante il loro mandato: William Henry Harrison, il 4 aprile 1841, per una polmonite contratta dopo essersi esposto senza cappotto ai freddi invernali durante la campagna elettorale, in cui voleva accostare la sua immagine a quelli dei rudi pionieri dell’Ovest, in contrasto con l’opulenza del suo avversario; Zachary Taylor, il 9 luglio 1850, per una gastroenterite, probabilmente contratta per un’indigestione di ciliegie avariate; Warren G. Harding, il 2 agosto 1923, per un ictus cerebrale o, secondo altre fonti, per un infarto cardiaco; Franklin Delano Roosevelt, il 12 aprile 1945, per un’emorragia cerebrale conseguente a uno stato clinico da tempo deteriorato. Soltanto in un caso il Presidente si è dimesso dal suo incarico: si tratta di Richard Nixson dimessosi il 9 agosto 1974 per evitare l’impeachment a seguito dello scandalo del Watergate.
Esiste anche una leggenda “la maledizione dell’anno zero”, nota in inglese come zero-year curse, è appunto una leggenda a sfondo paranormale sorta negli anni trenta, secondo la quale alcuni presidenti degli Stati Uniti eletti in determinati anni (quelli che nel calendario gregoriano terminano con la cifra 0) sarebbero morti per effetto di un malaugurato augurio prima di concludere il loro mandato. La voce attribuisce il maleficio al capo indiano Tecumseh, sconfitto in battaglia più volte da William Henry Harrison, quest’ultimo eletto nel 1840 morì poco dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. La serie che la leggenda considera colpiti dalla maledizione vede anche Lincoln (eletto nel 1860); Garfield (1880); McKinley (1900); Harding (1920); F.D. Roosvelt (1940); J.F. Kennedy (1960).