NOCI – Carlo Vicenti, sensibile al richiamo spirituale e religioso dell’Abbazia Madonna della Scala, ha voluto manifestare la sua gratitudine donando alla comunità monastica benedettina di Noci un’opera appositamente realizzata, intitolata “3 Maggio Sant’Elena”.
Il 3 maggio il calendario liturgico celebra la festa dell’inventio crucis, il ritrovamento della croce da parte di Elena, madre dell’imperatore Costantino I.
La consegna, nelle mani del reverendo abate padre Giustino Pege, è avvenuta mercoledì 30 maggio, giornata che Vicenti ha vissuto, gradito ospite, presso l’Abbazia.
L’opera donata è stata molto apprezzata dalla comunità religiosa, tanto da indurre un suo autorevole e colto esponente, padre Antonio G. Cassano osb, a recensirla nel modo seguente:
“Sant’Elena”. È questo il titolo di una delle ultime opere pittoriche del noto artista nocese Carlo Vicenti. Una tela eseguita ad olio, dominata, nell’ampio sfondo dal colore rosso attraversato da pennellate arancio, abilmente tracciate dall’artista, e da squarci chiari; su tutto si staglia una massa di colore oro antico che prende forma in una croce. Il titolo dell’opera scelto dall’artista ci dà un’importante indicazione per la sua lettura, ossia il ritrovamento leggendario della croce di Cristo da parte della regina Elena, santa e madre dell’imperatore Costantino. Lo sfondo rosso che avvolge il tutto, quindi, sembra richiamare il sangue della passione di Cristo e anche il Suo amore per l’umanità, che, come fuoco, lo ha ardentemente portato a donarsi per tutti.
Gli spazi bianchi, in quest’ottica, sembrano far intravedere dietro lo sfondo rosso, un ulteriore sfondo, quello del Cielo, come a ricordare lo sguardo di Dio Padre sul dramma d’Amore del Figlio che non è un semplice spettatore, ma è Chi fa l’atto di supremo amore: dare il Suo unico Figlio per noi. Balza all’occhio il colore più chiaro della croce che è stata collocata dall’Artista in una posizione inclinata e all’angolo della tela ed è come sospesa. I bracci stanno uno a toccare il suolo e l’altro il cielo, ad unirli quasi, a unire Dio con gli uomini attraverso se stessa, o meglio attraverso la Vita trafitta di Cristo, che si è abbattuto a terra. Allora, non è un caso che la Croce appaia come caduta, caduta perché è la stessa vita di Cristo che è caduta per il Sacrificio. Un sacrificio d’amore prezioso, come lo è ogni atto d’amore, richiamato dal colore del metallo prezioso, l’oro, per di più oro antico, a significare un amore antico, un amore da sempre, l’amore che Dio ha per tutti fin dall’eternità. Un ringraziamento, quindi, all’artista Vicenti, di averci ricordato di quale amore siamo stati amati”.