Violenza sulle donne: Adamo ancora contro Eva

NOCI – “Tutto è cominciato dalla violenza psicologica. Mi sminuiva in ciò che facevo, mi faceva sentire inadatta, volevo fare un corso di inglese (lui parla 4 lingue) ma mi diceva che tanto non capivo niente! Così, magari anche per il fatto di essere cresciuta con una mamma molto severa, abituata a non rispondere, pensavo che forse ero io che continuavo a sbagliare. Con il tempo le offese sono diventate sempre più veementi, mi diceva che gli facevo schifo, è arrivato anche a sputarmi in faccia e intanto lentamente mi creava il vuoto intorno, fino a che un giorno è passato alle mani. Mi ha colpita con un vassoio in faccia: quel colpo ha spinto la pelle all’interno dell’occhio. Sono andata in ospedale dove mi hanno messo sei punti al volto ma non ho avuto il coraggio di raccontare quello che era accaduto. Al medico ho detto di aver sbattuto contro la portiera della macchina”. Questa è la storia di Laura, una cinquantenne di Cuneo che ha patito dodici lunghissimi anni di maltrattamenti dal suo compagno.

La violenza sulle donne è un fenomeno dilagante e pericolosissimo. Secondo l’ultimo rapporto Istat, una donna su tre ha subito qualche forma di violenza nel corso della propria vita.

Che sia psicologica o che sia fisica non fa molta differenza. Si tratta, comunque, di una severa violazione dei diritti umani. Può esprimersi attraverso minacce, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi, fino ad arrivare, nei casi più estremi, addirittura al delitto. Violenza è qualsiasi atto intenzionato a fare del male.

Senza dubbio l’aggressività domestica, quella cioè consumata all’interno delle mura di casa, è la più diffusa e si concretizza al fine precipuo di alimentare e consolidare la sensazione di dominio e di controllo da parte del partner (la maggior parte delle volte) di sesso maschile. Sì, perché il meccanismo che aziona la spirale della violenza mira a creare uno spaventoso stato di sottomissione e di dipendenza che ricordi incessantemente che “qui comando io!”

Le cause all’origine del fenomeno sono molteplici e variegate. In generale, non si può prescindere dal constatare che a governare la società sia una cultura maschilista che non ha mai acquisito la capacità di comunicare attraverso le parole. Una cultura maschilista che stabilisce ruoli di genere asimmetrici. Una cultura maschilista che considera la donna come un oggetto su cui poter agire come si vuole. E l’errore sta proprio alla base. Sta quando il fidanzato chiede la mano al padre di lei e quando quest’ultimo la consegna ad un altro uomo sull’altare manco fosse un pacco postale.

Per questo, occorre innanzitutto che i mostruosi retaggi sociali vengano spazzati via. E serve che l’uomo impari a capire che la donna non è un sesso debole e quindi non è inferiore. Ma è importante anche che chi subisce soprusi, atti di prepotenza e coercizione lo dica, lo denunci, lo segnali senza timore.

E un monito va anche alle istituzioni: non basta una giornata celebrativa a favore delle donne, non basta qualche spot che campeggi scarpette rosse così come non sono mai abbastanza i servizi, gli sportelli d’aiuto e i centri antiviolenza.

È ora che Adamo la finisca di far pagare ad Eva quell’errore involontario. E in definitiva voglio ricordare al genere maschile che è grazie ad una donna se siete al mondo.

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